Agents of S.H.I.E.L.D. 2x07 "The Writing on the Wall": la recensione
Il settimo episodio stagionale di Agents of S.H.I.E.L.D. risponde ad alcune domande
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Dalle misteriose scritte al dramma personale vissuto da Coulson il passo è breve. I misteriosi impulsi si fanno sempre più frequenti, e tracciano la strada verso la pazzia. Ecco quindi un passo indietro per poter andare avanti, e la scoperta dell'esistenza di altri sei soggetti che si sono sottoposti al trattamento GH-325. Proprio uno di questi rappresenterà la minaccia settimanale – si tratta del misterioso uomo che si faceva tatuare i simboli sul corpo – e spingerà il team e il suo leader oltre i limiti di sicurezza per poter fermare la minaccia e fare un decisivo passo in avanti rispetto all'HYDRA nel raggiungimento dell'obiettivo. Intanto Ward sfugge agilmente agli uomini dello S.H.I.E.L.D. che ne seguono la fuga, fino a far perdere le proprie tracce e potersi dedicare – in una sequenza finale che sembra omaggiare palesemente Il silenzio degli innocenti – ad una vendetta personale.
In conclusione di puntata Coulson si rivolgerà ai suoi, e a noi, parlando di un puzzle che prende sempre più forma. Accompagnati in una visione/flashback resa in modo abbastanza creativo – regia di Vincent Misiano, che quest'anno aveva già diretto la première – apprendiamo sempre di più sul progetto Tahiti. In realtà si tratta di una parentesi praticamente conclusa in sé: rimangono punti interrogativi sul contatto con l'antica presenza aliena sulla Terra (da questo punto di vista potrebbe aiutarci, e già ne abbiamo avuto un assaggio, Agent Carter), ma la storia appare ormai proiettata nel futuro. Un futuro che potrebbe essere davvero lontano, a giudicare dai titoli fatti recentemente agli annunci sulla Fase 3 dell'universo Marvel, e che potrebbe riguardare da vicino i nostri. E viene in mente un paragone con altre serie supereroiche che ad un approccio di questo tipo preferiscono lanciare riferimenti palesi e immediati, senza poi costruire su questi nulla di concreto.