Agents of S.H.I.E.L.D. 5x19 "Option Two": la recensione
La recensione del diciannovesimo episodio stagionale di Agents of S.H.I.E.L.D.
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Dopo molti episodi che per un motivo o per un altro hanno dovuto fare i salti mortali per dividere in microgruppi i personaggi, giocando sulle tempistiche, Option Two riporta praticamente tutti sotto il tetto sicuro del Lighthouse. Che tanto sicuro in realtà non è, come ci mostra l'attacco a sorpresa della razza dei Remorath, come li chiama Deke, capaci di infiltrarsi nella struttura senza problemi. Questa è la crisi raccontata dall'episodio, ma la scrittura non lascia passare indenne la morte violenta di Ruby. Ci sono diverse posizioni in gioco, diversi modi di approcciarsi ad una situazione di crisi imminente che, di ora in ora, lascia emergere talvolta il peggio delle persone. Questa è una costante nelle ultime puntate: comunque vada, in qualunque momento, si ragiona sempre su un doppio livello. Quello della sopravvivenza immediata e quello della sopravvivenza futura.
Il grande colpo di scena della puntata è il fatto che Talbot diventa Graviton. È lui, sempre meno presente a se stesso, a diventare la creatura fortissima in grado di maneggiare il pericoloso materiale. Ne fanno le spese alcuni Remorath, ma il tono del momento è tutt'altro che rassicurante. L'impressione è che, da Daisy a Ruby a Talbot, l'idea stessa del Distruttore di Mondi si trasporti di persona in persona, sempre uguale a se stessa e mai completamente aggirabile. In ogni caso ora per Coulson e i suoi si tratta di sopravvivere tra due fuochi, quello della minaccia dei Remorath, sotto controllo grazie a Graviton, e quello di Talbot stesso, che in questo momento potrebbe essere capace di qualunque gesto.