Agents of S.H.I.E.L.D. 5x15 "Rise and Shine": la recensione
La recensione del quindicesimo episodio stagionale di Agents of S.H.I.E.L.D., intitolato Rise and Shine
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La struttura della puntata, diretta molto bene da Jesse Bochco, ci racconta la storia segreta dell'Hydra negli ultimi trent'anni. Il punto di vista è quello di Hale, da ragazzina e studentessa a donna e madre. Questa è quindi anche la storia, scandita attraverso precise parentesi temporali, del modo in cui questo personaggio ha strutturato la sua intera vita intorno ad una fede che è diventata fanatismo. Qualcosa a cui ha sacrificato la sua intera esistenza, le sue aspirazioni professionali, la sua progenie, tutto. Si parla anche quindi di una tragedia nella tragedia (dal punto di vista di Hale), nel momento in cui vediamo il rapido precipitare degli eventi, con la morte di Whitehall, la cattura di Gideon e la fine dell'Hydra. L'idea di un'accademia dell'Hydra, poi, con tanto di oggetti personalizzati e carriere predefinite, è tanto assurda da essere divertente.
Tutto sembra muovere in direzione della conferma del futuro tragico già visto, e tutti, benché preoccupati, sembrano aggrapparsi alle conferme positive che da questo dovrebbero derivare. Elena si convince della propria indistruttibilità, Simmons cerca di spiegare a Fitz che la parentela con Deke conferma che vivranno ancora a lungo. Tutto giusto, ma questo rimane un futuro che andrebbe evitato per quanto possibile. Allora, per tornare al confronto pesante tra Fitz e Daisy, pur condannando Fitz riconosciamo come fosse anche vero che l'anomalia andava controllata per quanto possibile.