Agents of S.H.I.E.L.D. 3x02 "Purpose in the Machine": la recensione
Secondo episodio della terza stagione di Agents of S.H.I.E.L.D.: il gruppo ancora alla ricerca di un modo per decifrare la natura del monolite
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Seconda parte della première innanzitutto perché conclude la reintroduzione di tutti i personaggi della serie: ritroviamo ovviamente Ward e May, entrambi lontani dall'azione centrale, entrambi pronti a rientrare in gioco. Il primo si mette in moto per ricostruire l'Hydra, che ovviamente non può mai morire e trova sempre un modo per risorgere dalle sue ceneri. La prima cosa di cui ha bisogno sono i capitali, la seconda un nome di richiamo a cui affidarsi. Li trova entrambi nella persona di Werner von Strucker, figlio del leader dell'Hydra che ha trovato la sua fine in Age of Ultron. Dopo alcune resistenze iniziali, infine l'uomo si convince. Lo ritroveremo alla fine mentre avvicina il dottor Garner.
Nella ricerca di una soluzione il gruppo finisce per rivolgersi all'asgardiano Elliot Randolph, che avevamo visto nell'episodio The Well, e che è fondamentale per indirizzare il gruppo sulla strada giusta. Tutto il team fa la sua parte, e in un momento concitato e riuscito, si riesce a riportare a casa Simmons. E qui partono le considerazioni sul perché questa potrebbe essere considerata una seconda parte della première. Questo arco narrativo avrebbe potuto occupare più episodi, e invece si è deciso di risolverlo subito. Rimangono mille interrogativi su come Simmons sia sopravvissuta per tutto quel tempo in quell'ambiente così ostile, ma senza dubbio la serie ci tornerà. Allora magari la salvezza di Simmons non era affatto il punto centrale della storia, ma solo un mezzo per introdurre nuove frontiere e nuovi nemici.