Agents of S.H.I.E.L.D. 2x21/2x22 "S.O.S." (season finale): la recensione
Finale di stagione di Agents of S.H.I.E.L.D.; arriva lo scontro tra l'organizzazione e gli Inumani
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Tutto riparte esattamente dalla sospesa conclusione di Scars, che aveva visto l'improvviso voltafaccia di Jiaying, l'uccisione di Gonzales e la fine di qualunque speranza di pace tra l'organizzazione e i rifugiati di Afterlife. Sono attimi di tumulto quelli nei quali Skye si trova costretta a scegliere tra le sue due famiglie. Lo stratagemma della madre della ragazza avrà ragione in un primo momento, riuscendo a mettere in crisi i vertici dell'ex real S.H.I.E.L.D., attirando il resto dell'organizzazione in una trappola che dovrebbe culminare in un massacro tramite i cristalli terrigeni. Come avvenuto in passato, Coulson ci mette poco a riorganizzare i suoi uomini, riesce a persuadere Cal in versione Mr. Hyde a non obbedire più a Jiaying, ma ad agire per il bene di Daisy. Il piano degli Inumani fallisce quindi, aprendo la strada ad una nuova fase di reclutamento in cui Skye avrà un ruolo di primo piano. Secondario tutto il fronte che si svolge contemporaneamente a questo, e che vede Hunter e May impegnati nel salvataggio di Bobbi da Ward e Kara.
È un finale che, nel bene o più spesso nel male, non risparmia nessuno. Le cicatrici, stavolta invisibili, che davano il titolo all'episodio precedente lasciano un segno su ognuno dei protagonisti, chiamato a reinventarsi in vista della terza stagione. May si prende un periodo di riflessione, Hunter e Bobbi si ritrovano definitivamente, Mack vince i suoi dubbi sull'attività dell'organizzazione ottenendo di poter supervisionare il misterioso artefatto alieno, Fitz e Simmons con una stagione di ritardo affrontano le loro tensioni personali. La guida di Lola che Coulson lascia a Skye rappresenta più simbolicamente un vero passaggio di consegne. Nel futuro i superpoteri e le capacità inumane saranno la regola, e la ragazza dovrà assumere il ruolo simile a quello avuto da Coulson o Nick Fury per gli Avengers. Lo S.H.I.E.L.D. intanto è un'organizzazione ferita, ma in piena ripresa rispetto ad un anno fa. Lo stesso non può dirsi dell'Hydra, che dopo la morte di Strucker è per la prima volta in piena crisi. Tenendo fede al suo nome però una nuova testa è sempre pronta a spuntare, e sarà proprio quella di Ward.
È stato un finale di stagione migliore del segmento che l'ha preceduto. Se nella prima stagione si poteva criticare la serie per un'eccessiva linearità e semplicità, dopo l'ottimo midseason finale dello scorso anno le diramazioni nella trama di sono moltiplicate. Una mitologia più stimolante, resa ancora più affascinante dal fatto che per la prima volta in assoluto ha anticipato i film, ma spesso sfuggita al controllo dei creatori. L'introduzione del real S.H.I.E.L.D. è stata una delle idee più infelici della serie, e le alleanze e controalleanze spesso hanno vacillato sotto l'esigenza – sempre più anacronistica – di una stagione da 22 episodi. Ma al tempo stesso non si può non riconoscere il cambiamento in positivo dello show, più ragionato, scritto e diretto meglio, sempre più interessato a costruire una propria mitologia.
Il futuro rimane un luogo sconosciuto. Non ci sarà, per fortuna, lo spin-off su Hunter e Bobbi, personaggi simpatici ma incapaci di reggere da soli una serie, molto più utili come comprimari qui. Tornerà Agent Carter, forse con qualche collegamento, per quanto labile, con la serie. Ma a quel punto saremo già nell'attesa e decisiva Fase 3 dell'universo Marvel, e allora non sarà solo Thanos, ma anche e soprattutto, tra meno di un anno, Civil War. In un contesto del genere, l'idea che l'universo cinematografico continui ad ignorare quello televisivo (non solo della ABC ma anche di Netflix) rimane non solo controproducente, ma anche difficile da credere.