Agents of S.H.I.E.L.D. 2x18 "The Frenemy of My Enemy": la recensione

Puntata densa di eventi e personaggi per Agents of S.H.I.E.L.D.

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Spoiler Alert
Tra eventi ed uscite è successo un po' di tutto nell'universo Marvel in questi ultimi giorni. Sono stati annunciati i personaggi principali dello spin-off di Agents of S.H.I.E.L.D., un'altra serie è stata messa in cantiere, e naturalmente è uscito Age of Ultron, il tutto sulla scia di reazioni positive per Daredevil, appena rinnovato da Netflix. Anche Agents of S.H.I.E.L.D., nel suo piccolo, si presta a partecipare a questo caos controllato, ed entra con forza nell'ultima fase della stagione. Lo fa dopo un ritorno nella midseason che finora non aveva particolarmente entusiasmato, ricollegando buona parte delle storyline tra alleanze, scontri, personaggi abbandonati e altri che si ritrovano. Non scopriremo come ha fatto Fitz a salvarsi nel finale dell'ultima puntata grazie ad un asciugamani, ma per il resto possiamo dirci soddisfatti.

The Frenemy of My Enemy tiene fede al titolo della puntata, e innanzitutto ci racconta finalmente il contatto tra il gruppo di Coulson, Hunter, Fitz e Mike con quello di Ward, Kara e di un redivivo Bakshi. A questo punto della partita le fazioni in gioco sono un bel po': le due organizzazioni, l'Hydra, i mutanti di Afterlife, e l'indecifrabile jolly rappresentato da Ward e dalla sua compagna alla quale l'agente traditore sembra sinceramente affezionato, pur reagendo con un sussulto nel momento in cui sente il nome di Skye. Qualcosa nel tentativo di infiltrarsi nell'Hydra non va come deve, e il gruppo si ritrova coinvolto in un agguato nel quale le due storyline principali dell'episodio finiscono per convergere. Alla fine Coulson avrà perso molto della posta in gioco, e sarà costretto per cause di forza maggiore a tornare ancora una volta indietro, e a rischiare il tutto per tutto contattando l'organizzazione di Gonzales.

La seconda storia è quella, più intima e rilassata, almeno fino ad un certo punto, tra Skye e suo padre Cal. Scopriamo il cognome di Daisy (Johnson), ma soprattutto viene dato molto spazio alla relazione tra padre e figlia. Kyle MacLachlan potrà essere esagerato e sopra le righe quanto si vuole, ma ogni volta che è in scena oscura tutto il resto ed è un piacere vedergli interpretare questo pazzoide che sotto sotto è un gran tenerone. Si spera sinceramente che il suo tentativo di ricostruire una famiglia vada bene, eppure è difficile crederlo: il suo è un arco narrativo che pare destinato a concludersi tragicamente.

Abbiamo visto un episodio denso di eventi e di personaggi, con un bel ritmo ma capace – come abbiamo detto – di saper dosare anche momenti più rilassati e intimi. Potremmo fare una critica opposta, nel senso che accade addirittura troppo e troppo velocemente – tutta la faccenda dell'Hydra è quasi difficile da inquadrare per quanto accade in fretta – ma alla fine il risultato è sicuramente da promuovere. Questo per quanto riguarda l'episodio, per l'arco narrativo che stiamo vedendo invece il discorso è un po' diverso e occorrerà guardarlo tra una o due settimane con qualche dettaglio in più e una prospettiva più lontana. L'impressione a caldo però è che il caos in questo caso non sia molto controllato.

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