Agents of S.H.I.E.L.D. 2x17 "Melinda": la recensione
Nell'ultimo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D. scopriamo la verità sul passato di Melinda May
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Breve ritorno alle origini per Agents of S.H.I.E.L.D., con un episodio incentrato, fin dal titolo, sul personaggio di Melinda May e sul pesante trauma subito nel corso di un'azione in Bahrain e che l'ha resa la figura scostante e seria che ben conosciamo. Intervallare eventi ben più interessanti del presente con rapidi e puntuali flashback dal passato sembrerebbe una mossa per guadagnare tempo prima dello sprint finale – e un po' lo è, in queste stagioni che hanno un numero di episodi eccessivo – eppure la scrittura, firmata per l'episodio da D.J. Doyle, ha la buona intuizione di ricollegare il tutto non alla storyline che ci aspetteremmo. Mentre l'attenzione è puntata proprio sul real S.H.I.E.L.D., è ad Afterlife che dobbiamo guardare, e all'addestramento di Skye con sua madre.
Ma la storia di May serve anche da ponte per aprire Jiaying alla confessione nei confronti di sua figlia, che finalmente ritrova la famiglia che ha sempre cercato, anche se in condizioni impossibili da prevedere alla vigilia. Vecchio e nuovo S.H.I.E.L.D., ma anche i capi di Afterlife, tutti sembrano accomunati dalla stessa esigenza di proteggere l'umanità e le strane figure apparse da qualche anno nel mondo. Lo fanno con metodi diversi, ma per la prima volta in assenza di un vero nemico contro il quale rivolgersi, possiamo vedere come siano stati malintesi e circostanze avverse a metterli l'uno contro l'altro.
Intanto, a Hell's Kitchen, tra le ombre, si agita una figura che cerca di portare giustizia in un quartiere intriso di corruzione. Ma questa è un'altra storia, e si dovrà raccontare un'altra volta.