Agents of S.H.I.E.L.D. 2x14 "Love in the Time of Hydra": la recensione

Un episodio di transizione per Agents of S.H.I.E.L.D., nel quale rivediamo alcune vecchie conoscenze

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Spoiler Alert
Si apre con un'ovvia, ma inaspettata e divertente, citazione da Pulp Fiction l'ultimo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D. Sarà uno dei pochi sussulti in un episodio che per il resto latita parecchio sul versante action, una puntata di transizione che riprende alcune vecchie conoscenze, presenta nuovi personaggi, intavola nuove relazioni. Poco da ricordare al di fuori di qualche caduta di tono – si ritorna in alcuni momenti a quell'ironia a tutti i costi e spesso eccessiva che caratterizzava le prime puntate – mentre è chiaro che stiamo entrando già nella fase finale della stagione. Parecchi dubbi e la speranza che prima di arrivare ad un nuovo equilibrio giunga un forte scossone nella trama.

Tutta la storia del "real S.H.I.E.L.D." lascia un po' perplessi, e non è certo "Love in the Time of Hydra" a rispondere a tutte le nostre incertezze. Un po' perché, tra alieni e mutanti, introdurre un'altra fazione di questo tipo sembra un passo indietro, un po' perché tutto appare troppo meccanico in termini di tempi narrativi, un po' perché costringe alcuni personaggi ad aggrovigliarsi su loro stessi (se Bobbi dovesse ritornare dalla parte di Hunter saremmo al "quadruplo gioco"). Quanto alle new entry, per un onnipresente Kirk Acevedo ci ritroviamo un Edward James Olmos (Battlestar Galactica), che è sempre un piacere rivedere.

L'episodio si muove lungo tre filoni ben distinti e separati. Dopo gli eventi delle ultime settimane, May e Coulson concordano sull'allontanamento provvisorio di Skye, che viene quindi spostata in un rifugio sicuro, lontana dall'azione e libera di allenarsi nel controllare le sue facoltà. Non molto più di questo, se non la conferma, dalle parole della ragazza, della costruzione di un rapporto quasi "paterno" con il nuovo capo dello S.H.I.E.L.D. E se Hunter verrà costretto per quasi tutta la durata della puntata nelle stesse mura, l'unica vera scoperta sarà quella legata alla natura della sua prigionia e del luogo in cui effettivamente si trova.

L'azione allora appartiene quasi esclusivamente al segmento nel quale rivediamo Grant Ward e l'agente 33, di nuovo in possesso delle sue facoltà camaleontiche. Sono loro due i veri protagonisti della puntata, e la scrittura di Brent Fletcher lavora in particolare nell'umanizzazione di Kara, che scopriamo essere il vero nome della "finta May", salvatrice di Ward e di lui evidentemente invaghita. È apprezzabile il lavoro che si è fatto su questo personaggio, che da villain macchietta si è cercato, e si sta cercando, di far diventare qualcuno di più tridimensionale. Si regredisce parecchio invece nelle scene con Talbot, ognuna delle quali stranamente condizionata da quella fastidiosa leggerezza a tutti i costi che si diceva sopra.

Un episodio di transizione, probabilmente necessario, ma tutt'altro che memorabile.

P.S. Per ulteriori approfondimenti sull'episodio, gli amici di BadComics come al solito ci raccontano il dietro le quinte qui.

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