Agents of S.H.I.E.L.D. 2x12 "Who You Really Are": la recensione

Agents of S.H.I.E.L.D. risponde alle domande sulla natura dei poteri di Skye, creando vari collegamenti con l'universo Marvel

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Spoiler Alert
Apriamo il Bifrost e ritorniamo nel mondo, sempre più grande e complesso, di Agents od S.H.I.E.L.D. Ad accompagnarci in questo viaggio, nella sua seconda apparizione nella serie dopo Yes Man, la gradita presenza di Lady Sif. Ancora una volta un cameo di Jaimie Alexander, ormai perfettamente divisa tra le atmosfere asgardiane e quelle terrestri, tra un universo cinematografico e uno televisivo in cui i confini sono sempre più sottili e intangibili, per raccontare in modo mai così diretto un pezzo importante di quella che sarà la continuity della Marvel nei prossimi anni. Dopo il cupo rientro della scorsa settimana Who You Really Are rimane un episodio inevitabilmente legato alla grande novità degli Inumani, che ci fornisce quelle risposte che in un modo o nell'altro già conoscevamo, ma che la serie non aveva mai gridato così a gran voce.

Il pretesto narrativo, naturalmente, rimane la mutazione di Skye in seguito all'esposizione agli effetti del Diviner. La ragazza diventa l'ultima pedina di una lotta intergalattica, quella che vedeva contrapposti i Kree e l'impero di Nova e che ha portato un gruppo dei primi sulla Terra con sei cristalli terrigeni. Gli stessi cercati da Whitehall, gli stessi che hanno causato la mutazione di Skye e Raina, gli stessi che avranno una certa importanza nell'ormai vicinissimo Avengers – Age of Ultron. Al di là di quello che succede nell'episodio, qui c'è la più basilare, ma difficile da ottenere delle soddisfazioni per lo spettatore: la coerenza narrativa, questo enorme universo forse non logico fino in fondo, ma capace di legare storie lontanissime, riferimenti sparsi nell'arco di film e serie televisive. Questo è il cuore del progetto Marvel, ed è la fonte più grande del successo del suo universo condiviso, molto imitato, ma finora ineguagliato.

E quindi veniamo alla puntata, e a Coulson ("Son of Coul") e ai suoi che collaborano con Lady Sif, che ha momentaneamente perso la memoria, per cercare di rintracciare un pericoloso Kree. La ricerca mette a dura prova Skye, che in più di un'occasione perde il controllo delle sue nuove facoltà. Quindi i due nuclei della puntata, che come causa ed effetto si richiamano e si incontrano nel chiarimento finale. Lo svolgimento delle situazioni legate alla scoperta dei nuovi poteri seguono un canovaccio già visto, lungo ostacoli ed emozioni che in questi anni sono state più volte al centro dei film di supereroi. Skye soffre, tiene il segreto (non a lungo, per fortuna nostra), gli altri la temono, ma vogliono aiutarla. Da questo punto di vista, nulla di nuovo sotto il sole.

Poi però ci si ritrova a pensare che in fondo I Guardiani della Galassia non segue esattamente uno sviluppo originale – senza andare lontano, è una variazione sulla storia stessa di Avengers – ma che funziona brillantemente a prescindere da questo. E in questo momento la serie ABC è così. Il ritmo è una corsa continua, la gestione dei personaggi rimane bilanciata con le esigenze della storia (Ward è praticamente scomparso), ormai la serie è solo trama orizzontale e mitologia interna. Nell'occasione Jaimie Alexander si conferma ad interpretare uno dei personaggi femminili più granitici e riusciti tra cinema e tv, Coulson che, dopo l'epurazione dei vertici dell'Hydra, si dimostra più passivo del solito – ma è di fronte a forze incredibilmente più grandi di lui – si riprende nel finale con la difesa di Skye, mentre Bobbi e Mack tramano qualcosa che ancora non riusciamo a decifrare. Ma a giudicare dal cliffhanger dell'episodio lo scopriremo la prossima settimana.

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