Agenti dello SHIELD 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo volumetto antologico di Panini Comics dedicato agli Agenti dello SHIELD della Nuovissima Marvel

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Agents of S.H.I.E.L.D. #1, copertina di Mike Norton

Ancora tempo d'esordi in casa Panini Comics. Nonostante la Nuovissima Marvel, linea editoriale della Casa delle Idee nata dalle ceneri di Secret Wars, abbia fatto il suo esordio lo scorso maggio, una nuova testata ha appena fatto il suo ingresso nel già vasto e interessante catalogo della casa editrice modenese. Stiamo parlando di Agenti dello SHIELD, collana antologica che raccoglie, oltre all’omonima serie dedicata a Phil Coulson e la sua squadra, anche Howling Commandos of S.H.I.E.L.D. e Mockingbird.

L’albo, destinato alle sole fumetterie, è un brossurato bimestrale che in questo primo appuntamento - così come lo sarà il secondo - è legato agli eventi del crossover Avengers: Standoff. Come sanno i lettori delle testate Marvel, da qualche settimana è infatti iniziato il primo evento della Nuovissima Marvel che coinvolge tutte le testate legate al mondo dei Vendicatori.

Il Sussurratore, la cui identità è stata svelata nel primo capitolo di Standoff, ritorna su queste pagine per svelare al mondo intero che lo S.H.I.E.L.D. era intenzionato a portare avanti un programma di sicurezza nazionale - nome in codice Kobik - volto a eliminare il problema della detenzione carceraria dei criminali con superpoteri, evitandone la ciclica ricomparsa.

Grazie all’utilizzo di frammenti di vari Cubi Cosmici, Maria Hill, direttrice dello S.H.I.E.L.D., avrebbe alterato il tessuto della realtà, rinchiudendo i cattivi in una realtà alternativa, la città di Pleasant Hill. Qualcosa, però, sembra essere sfuggito al controllo del Direttore e i criminali rinchiusi in questo carcere sono ora pronti a ribaltare la situazione a proprio vantaggio.

Agents of S.H.I.E.L.D. #1, copertina variant di Mark Bagley

Mentre una sommossa prende corpo, un misterioso avversario si è impossessato di una vecchia armatura di Iron Man facendo irruzione al Pentagono, dove ha sottratto un driver quantico. Una volta rubato questo archivio, lo metterà in vendita al miglior offerente, con un’asta alla quale saranno invitati solo le peggiori figure dell’universo fumettistico Marvel.

Cosa contiene quel driver di così importante, in che modo è legato ai fatti di Pleasant Hill e le ripercussioni che il materiale presente in quest’oggetto possono generare, spingono l’agente Phil Coulson e la sua squadra composta da Bobbi Morse (Mimo), Daisy Johnson (alias Quake), Henry Hayes (Deathlok), l’agente Melinda May, Jemma Simmons (Pho) e l’agente Leo Fitz a mettersi sulle tracce del driver.

I primi tre capitoli dell’arco narrativo I Protocolli di Coulson si presentano in maniera più che ottimale, in tutta la loro elettrizzante bellezza. Per questa squadra, il cui nucleo originario nasce dal serial Agents of S.H.I.E.L.D. (in un percorso inverso che vede personaggi creati per film o serie tv entrare di fatto nell’universo cartaceo Marvel), tante sono le minacce che devono affrontare e non sempre queste giungeranno dall’esterno.

Come spesso accade nel genere spionistico, fidarsi degli altri non è mai un’operazione sicura e sovente bisogna guardarsi le spalle dagli attacchi che potrebbero giungere dalle persone meno attese. Ne sanno qualcosa il povero Phil, che deve fare i conti con il ritorno, da un passato non troppo lontano, di Lola, la sua ex moglie.

Agents of S.H.I.E.L.D. #1, copertina variant di Dan Panosian

La storia imbastita da Marc Guggehheim per i disegni di Germàn Peralta, sebbene sia legata a Standoff, risulta fruibile anche separatamente, con il suo incidere adrenalinico e ricco di colpi di scena (attenti a non slogarvi la mascella nelle ultime pagine di Caduta Libera).

Guggehheim mantiene il ritmo costantemente alto, creando siparietti comici da sit-com che alleggeriscono in diversi passaggi l’alto tasso emozionale e concentrandosi sul risvolto umano e psicologico di Coulson, protagonista assoluto di questo volume. Il mood è quello che abbiamo imparato ad apprezzare nella serie TV del canale ABC e questa trasposizione a fumetti riesce ad ampliare e conferire profondità alla caratterizzazione di personaggi privi di una passato rigido cristallizzato nella continuity Marvel. Non ci resta che attendere curiosi i prossimi sviluppi, anche dopo Standoff.

Frank J. Barbiere (testi) e Brent Schoonover (disegni) sono invece gli autori di Missione 001: Idolo della Terra, primo numero della serie Howling Commandos of S.H.I.E.L.D. che segna l’esordio di Dum Dum Dungan a capo della divisione S.T.A.K.E. dello S.H.I.E.L.D.: una squadra speciale creata per far fronte alle minacce soprannaturali che annovera tra i propri ranghi agenti extra-normali, normalmente rinchiusi e sotto osservazione in un bunker dell’Area 13 (chi ha detto Suicide Squad?).

Agents of S.H.I.E.L.D. #1, copertina variant di Dave Johnson

Di volta in volta viene assemblata una task force diversa, che cambia in base alle caratteristiche dell’avversario. Aspettiamo a pronunciare una stroncatura definitiva, ma per ora questa serie non convince né sotto l’aspetto della scrittura, troppo debitrice di altre realtà editoriali e priva di qualsiasi spunto interessante, né sotto quello grafico. Anche il nuovo status quo di Dum Dum Dungan, che si è scoperto essere un Life-Model Decoy, risulta quasi buttato lì per caso e la sua caratterizzazione troppo sommaria. Certo, è solo il primo numero, ma al momento non rileviamo nulla di davvero stimolante.

Decisamente di tutt’altro taglio l’esordio di Mockingbird. Chelsea Cain (testi) e Kate Niemczyk (disegni) si lanciano in un convincente e profondo lavoro di analisi della vita da supereroina di Barbara Morse, alias Mimo. L’aver assunto il siero del supersoldato e l’essere stata esposta alla formula dell’infinito ha mutato radicalmente la morfologia di Barbara, che adesso è costretta a sottoporsi a lunghe sedute mediche per verificare il suo stato di salute fisico e mentale.

Questo primo episodio ha il compito di introdurre la vicenda lasciando volutamente dei buchi narrativi che verranno colmati dalle prossime uscite. Nonostante manchino alcuni indizi che permetterebbero di cogliere appieno le varie sfumature dei diversi incontri che Barbara ha con il personale medico, la Cain riesce a catturare la nostra attenzione e condurci in un contesto in cui realtà e allucinazioni si sovrappongono in maniera pericolosa. Lo stile grafico fresco e accattivante della Niemczyk, poi, rende ulteriormente piacevole una lettura che ci lascia con tanti interrogativi, ma anche piacevolmente colpiti.

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