Il senso di
Agent Carter, come progetto così atipico – per quanto molto tradizionale per altri versi – all'interno del
Marvel Universe, è ben riassunto nel dialogo in macchina che ci sarà ad un certo punto tra
Peggy e
Jarvis. Questi modi garbati, questa attenzione alle distanze sociali, queste velate allusioni sessuali e sarcasmo così fuori moda in un mondo che è abituato a gridarsi in faccia cosa pensa (il famoso scambio tra Steve Rogers e Tony Stark in
Avengers). Agent Carter parla un linguaggio che non è il nostro e che non è quello del resto dell'universo di cui fa parte, ma riesce, ed è questo il suo punto di forza, a ribaltare i canoni del mondo dei supereroi giocando su una visione d'epoca.
Un senso dell'assurdo che si rafforza perché Agent Carter ha anche una seconda caratteristica che lo differenzia dal resto dei prodotti Marvel: una spiccata attenzione all'anima femminile della storia. Che non vuol dire solo inserire un personaggio forte come può essere Natasha Romanoff o Wanda Maximoff, ma significa ridurre buona parte delle svolte narrative, delle motivazioni personali a questo elemento. I due episodi Life of the Party e Monsters, che la ABC ha trasmesso nella stessa serata (avverrà la stessa cosa anche la prossima settimana) giocano molto su questo. Tornando al dialogo in macchina di cui sopra, ruota tutto intorno al presunto triangolo amoroso tra Peggy, Wilkes e Sousa.
Se Jarvis è uno spasso nella sua malcelata curiosità alle vicende romantiche della sua partner, ancora una volta è significativo vedere le reazioni della protagonista alla situazione nella quale – quasi suo malgrado – si è ritrovata. E non è tutto, perché Peggy è solo uno dei tre cardini femminili sui quali poggia la vicenda. Come Thor con Loki, anche la Carter deve rivolgersi ad una sua vecchia nemica per poter affrontare una minaccia più grande. Quindi Dottie che rientra dalla porta di servizio nella storia per sostituire la protagonista, ancora ferita dopo lo scontro della scorsa settimana con
Whitney (e ovviamente troppo riconoscibile), in una pericolosa missione. E si ripetono esattamente gli stessi meccanismi che avevamo già visto con Loki.
Qui non si tratta di un gruppo di personaggi buoni che (come Avengers o Guardiani della Galassia) fanno fronte comune dopo alcune incomprensioni iniziali. Qui si tratta di andare a recuperare un personaggio cattivo, l'anima nera delle Vedove – e lo stile di combattimento ce lo ricorderà a un certo punto – per gettarlo nella mischia. Se Smoke and Mirrors giocava molto sul rapporto a distanza tra Peggy e Whitney, i due episodi andati in onda lavorano sul legame tra Peggy e Dottie (Bridget Reagan perfetta), divertendosi a rielaborare ad esempio un rapporto ormai consolidato come quello con Jarvis alla luce della new entry, per quanto temporanea, nella squadra.
Whitney intanto sempre più furiosa e senza controllo perde anche l'ultimo legame che la teneva ancorata alla precedente vita. Il finale, molto personale e drammatico, ci rimanda all'altra faccia del rapporto tra Peggy e Jarvis, quella più nascosta, ma più sincera e personale, ricordandoci ancora una volta il legame che silenziosamente, tra una battuta e l'altra, abbiamo sviluppato con i personaggi.
Agent Carter entra nell'ultima fase della stagione, probabilmente della serie, considerando i magri ascolti. Si tratta di una stagione meno dinamica e meno focalizzata rispetto alla prima, forse addirittura penalizzata dall'avere a disposizione due episodi in più. A sostenere tutto rimangono i personaggi.