Agent Carter 1x05 "The Iron Ceiling": la recensione
Quinto episodio di Agent Carter: questa settimana voliamo in Russia insieme ad alcune vecchie conoscenze
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L'ennesima coppia inedita alla regia e alla scrittura, formata da Peter Leto e Jose Molina, viaggia nel tempo e nello spazio fino al 1937, per raccontarci le origini del personaggio di Dottie Underwood. Come anticipato la scorsa settimana, stiamo assistendo alla nascita del programma Vedova Nera in Unione Sovietica. Non è una parentesi determinante nella grande timeline del MCU, ma è interessante conoscere alcuni retroscena, soprattutto se le informazioni sono veicolate attraverso il racconto piuttosto che con le parole delle persone coinvolte. Ecco quindi un flashback nella zona d'addestramento delle letali bambine, un programma d'indottrinamento che nasconde messaggi subliminali in Biancaneve e i sette nani (Tyler Durden apprezzerebbe l'idea) e delle vittime educate a non provare pietà.
Per un Dooley che ormai ha piena fiducia in Peggy (e che per altre strade inizierà anche ad avere qualche dubbio sulla colpevolezza di Howard Stark), e un Thompson che prova qualcosa di più forte, abbiamo un Sousa che invece fa un passo indietro. L'agente inizia infatti a sospettare – diciamo che ha quasi la certezza – che Peggy fosse la misteriosa bionda infiltrata al locale di Spider Raymond. Ciò non rende più giustificato il suo segmento della settimana scorsa, che rimane un vicolo cieco, mentre stavolta abbiamo un vero e significativo passo in avanti, anche se probabilmente mosso da un'intuizione abbastanza semplice.