Agent Carter 1x03 "Time and Tide": la recensione

Terzo episodio della stagione per Agent Carter: una puntata più lenta, in cui conosciamo meglio i protagonisti

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Da una miniserie in otto episodi ci si aspetterebbe un ritmo più incalzante, svolte più marcate, una costante accelerazione. E invece Agent Carter ha proceduto finora con un ritmo che si converrebbe di più ad una serie con molti più episodi a disposizione, e quindi con la necessità di prendersi i suoi tempi. Non che questo sia necessariamente un male. In particolare, dopo la convincente première della scorsa settimana, Time and Tide è un episodio nettamente focalizzato più sulla caratterizzazione di Peggy e Jarvis che sugli eventi che li vedono coinvolti. Scopriamo qualcosa di più su di loro, sulle loro motivazioni e sul loro carattere, e assistiamo al consolidamento del loro rapporto.

Diretto da Scott Winant, il terzo episodio della nuova serie Marvel rinuncia ad un cliffhanger finale in favore di un momento più rilassato e malinconico, bilancio conclusivo dei tristi eventi della puntata. D'altra parte proprio dal finale sospeso della scorsa settimana si riparte, con il presunto, secondo la SSR, coinvolgimento di Jarvis e il suo interrogatorio al quale assiste impotente Peggy. È il primo blocco dell'episodio, quello dal ritmo meno serrato – anche troppo dilungato – e dai risvolti più interessanti per la caratterizzazione della protagonista. Nel momento cruciale Peggy interviene, infatti, commettendo appositamente un errore che permette il rilascio dell'interrogato. L'obiettivo viene raggiunto, ma più interessanti sono il mezzo e le conclusioni che questo comporta.

Ed è qui che si ritorna al tema del sessismo, che ormai abbiamo capito essere uno dei temi centrali della serie. L'agente Carter non vale solo come personaggio forte, ma come "donna forte" in un contesto che non lo permette o che non lo capisce. Ed è chiaro questo nel momento in cui Peggy viene ripresa e umiliata di fronte ai suoi colleghi maschi con un atteggiamento che forse – il dubbio rimane – ad altri non sarebbe stato riservato. Il personaggio interpretato, sempre con la giusta forza e carisma, da Hayley Atwell, in quel momento subisce un doppio contraccolpo, perdendo credibilità come agente, ma soprattutto come donna che sa di essere attesa al varco e di dover dare di più dei suoi colleghi.

È una protagonista in cui finora vengono ben bilanciate forza e debolezza, sicurezza e fragilità, e il fatto di non potersi confidare con nessuno avrà un certo impatto sul suo modo d'essere. Una delle storyline – molto semplice, quasi banale, nel suo sviluppo – dell'episodio la vede appunto riavvicinarsi emotivamente a Angie (Lyndsy Fonseca). In realtà tutto ciò che riguarda l'hotel femminile diretto rigidamente da Miriam è tanto banale da rasentare la caricatura, partendo dai momenti iniziali dell'episodio che si concluderanno con l'allontanamento di una delle ospiti, fino alla presentazione della nuova inquilina Dottie (non ci stupirebbe scoprire che si tratta di una spia). Intanto, il finale dell'episodio, sulle note di "Someone to Watch Over Me", ci lascia con l'idea – ma è solo una pulce nell'orecchio – che anche Angie potrebbe nascondere qualcosa.

Nella seconda parte dell'episodio, più carica di azione ed eventi, scopriamo invece qualcosa di più su Jarvis (James D'Arcy), su sua moglie – che a questo punto potremmo non vedere mai – e sui legami con Stark e gli eventi della Seconda Guerra Mondiale, che sentiamo vicinissima nelle sue parole. È un bel personaggio quello interpretato da D'Arcy, caricato al punto giusto (stiamo pur sempre parlando della Marvel), ma anche interessante e, in alcuni momenti, divertente. La gestione dell'azione e delle svolte è un po' troppo controllata e meccanica nel finale, con il piccolo criminale Zandow, apparso anche nei fumetti, che viene liquidato con rapidità da un sicario – e dalla scrittura – per evitare di mettere Peggy e Jarvis in una posizione troppo compromettente.

Se Agents of S.H.I.E.L.D. chiede troppo - a quanto sembra - a chi si aspetta di vedere i supereroi in scena, Agent Carter va ancora oltre. Gli otto episodi programmati sono un ottimo incentivo, funziona il cast, la caratterizzazione dei personaggi e la visione "retrò" (che questa settimana gioca in alcuni momenti sulle dominanti cromatiche), ma la storia latita di tensione e la trama non decolla del tutto. La prossima settimana – e saremo già a metà del percorso – speriamo che tutto salga ad un livello successivo.

Continua a leggere su BadTaste