Agatha All Along, la recensione: la Strada (delle Streghe) che porta al futuro del MCU

I primi quattro episodi di Agatha All Along funzionano e divertono, pur senza rivoluzionare i serial televisivi targati Marvel Studios

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Ammettiamolo: sulla carta, Agatha All Along non è certo la produzione targata Marvel Studios più attesa di sempre. Questo non solo perché si tratta di uno spin-off di una serie TV (e quindi lontana da coloro che hanno seguito solamente i lungometraggi del MCU), ma anche perché ha come protagonista Agatha Harkness, un personaggio sconosciuto anche a più di qualche lettore dei fumetti della Casa delle Idee. La potente strega creata da Stan Lee e da Jack Kirby nel 1970 sembrava inoltre aver detto tutto quello che aveva da dire in WandaVision, rendendo questa serie una possibile “perdita di tempo”.

La realtà, però, è che spesso sono proprio i personaggi più sconosciuti e lontani dai riflettori a permettere la buona riuscita di un progetto. Un po’ perché ci sono meno opere alle quali attingere (e una conseguente maggiore libertà creativa). Un po’ perché ci sono meno fan da soddisfare, permettendo così alle produzioni di essere godute con maggior tranquillità.

Negli scorsi giorni abbiamo avuto occasione di guardare i primi quattro episodi (su nove) di Agatha All Along, trovando in essi più luci che ombre.

Veri brividi per i fan dei veri detective

Il primo episodio di Agatha All Along lascia inizialmente spiazzati. Facciamo infatti la conoscenza di Agnes, caparbia detective in forze presso il dipartimento di WestView. Un giorno come tanti altri, viene trovato il corpo di una donna senza nome. Insieme a questo mistero, entra in scena una bizzarra agente dell’FBI che sembra conoscere Agnes e un teenager amante del goth, che la donna trova in casa propria mentre è intento a sottrarle un oggetto prezioso. Solamente quando i vari tasselli del puzzle vanno al loro posto, Agnes si rende conto della verità. Il suo nome è Agatha Harkness e negli ultimi tre anni è rimasta intrappolata nel ruolo di Agnes dopo un devastante scontro con Wanda, la nuova Scarlet Witch. Priva dei suoi poteri magici, la strega decide quindi di tentare una mossa azzardata: addentrarsi lungo la Strada delle Streghe per recuperare la forza di un tempo. Per farlo, però, avrà bisogno di aiuto. Avrà bisogno di una congrega.

I trenta minuti iniziali che compongono la maggior parte della prima puntata sembrano seguire la scrittura, lo stile, la fotografia e la recitazione di prodotti come True Detective. E questa è cosa buona e giusta. Siamo rimasti stregati (scusate il gioco di parole) dal carisma di Kathryn Hahn e dal mood cupo di questa prima parte. Un impatto tale da farci sognare che l’intera serie si potesse assestare su questi toni, permettendo così alla nuova creazione targata Marvel Studios di diversificarsi da qualsiasi altra opera precedente. Al sogno subentra però la realtà degli ultimi dieci minuti, con lo show che torna sui più rodati binari del Marvel Cinematic Universe e riporta in scena una protagonista a tratti caricaturale, ma comunque molto affascinante. Una soluzione magari non coraggiosa, ma comunque ben realizzata.

Ocean's Coven

Una volta lasciatasi alle spalle quell'atmosfera da thriller investigativo, Agatha All Along si diletta in una puntata che ricalca gli heist movie in stile Ocean’s Eleven. La letale donna dai capelli corvini, insieme al suo fidato compagno senza nome, deve quindi formare una congrega insieme alla quale addentrarsi lungo la Strada delle Streghe. Il ritmo dell’episodio è molto buono, alternando sapientemente momenti comici (ma mai eccessivi) a momenti dalle tinte più “horror”. Il tutto con un costante citazionismo alla stregoneria che farà felici tutti gli amanti del movimento wicca.

È però al termine della seconda puntata che la trama principale ha davvero inizio, accompagnandoci lungo la succitata Strada delle Streghe e trovando così un tono univoco nella narrazione. Tono che si discosta poco dalle precedenti produzioni Marvel, ma che aggiunge saltuariamente qualche momento più dark e qualche battuta più macabra. Nulla che possa avvicinare lo show a prodotti come The Boys o Peacemaker, sia chiaro, ma comunque più simile a Doctor Strange nel multiverso della follia, piuttosto che a WandaVision.

Il punto di forza della serie, comunque, sta nella chimica tra i vari personaggi e nel travolgente carisma di Agatha Harkness. Kathryn Hahn dimostra non solo di poter reggere il palco da sola come una vera mattatrice, ma anche in grado di valorizzare altri personaggi come il ragazzo senza nome (Joe Locke) e la strega Rio (Aubrey Plaza). Tutto ruota attorno ad Agatha e questo è evidente dalla costruzione delle scene e dalla scrittura di tutti i comprimari. Non mancano poi i personaggi più comici, come Sharon (Debra Jo Rupp) o Lilia Calderu (Patti LuPone). Alcuni dei loro interventi possono sembrare un po’ bambineschi, ma altre battute arrivano dirette al cuore dello spettatore, che si troverà a ridere spontaneamente.

Agatha All Along, la Strada delle Streghe è ancora lunga

I primi quattro episodi di Agatha All Along risultano così divertenti, ben scritti e perfettamente in linea con le precedenti storie legate al mondo magico della Marvel. Allo stesso tempo, però, è possibile intravedere il reale potenziale della serie, se solo fossero state prese delle decisioni più coraggiose. Un potenziale che, di certo, avrebbe soddisfatto anche coloro che sono stanchi delle solite serie TV dedicate ai supereroi. Sia chiaro: il risultato è comunque buono e ben lontano da produzioni come Moon Knight o Ms. Marvel (che comunque avevano delle buone idee di partenza). Chi è alla ricerca di qualcosa di diverso e spera in un'atmosfera più tetra, sappia che Agatha All Along presenta dei buoni momenti, ma nulla di troppo azzardato. Dopotutto se c’è una strada più spaventosa di quella delle streghe è senza dubbio quella del cambiamento.

Aggiornamento a conclusione della serie

Il meglio doveva ancora venire

Lo ammettiamo: fino alla quarta puntata Agatha All Along era una serie con diversi pregi, ma con qualche difetto che ci ha fatto dubitare della buona riuscita del progetto. Dopotutto le serie TV targate Marvel Studios ci hanno spesso abituato a inizi molto riusciti, per poi andare incontro a dei cali qualitativi mano a mano che ci si avvicinava al finale di stagione. Eppure, questa volta, le cose sono andate diversamene. A partire dal quinto episodio Agatha All Along continua a migliorare, creando maggiore coesione nel gruppo di streghe capeggiate dalla carismatica Kathryn Hahn e facendo sfoderare gli artigli a una storia che esplode puntata dopo puntata.

Il settimo episodio, nello specifico, rappresenta il motivo per cui durante gli scorsi anni ci siamo tanto arrabbiati con i precedenti serial televisivi Marvel. “Cammino con la morte”, puntata diretta da Jac Schaeffer e scritta da Gia King e Cameron Squires, è uno spettacolo pressoché perfetto. Scrittura e regia si fondono per dare vita a qualcosa di unico, che ci ha ricordato autori del calibro di Nolan, ma senza dimenticarsi dello spirito tipico delle migliori produzioni Marvel. La straordinaria Patti LuPone, inoltre, porta in scena una Lilia Calderu memorabile, credibile nella sua umanità e perfetto collante tra i vari episodi della serie.

Agatha All Along regala inoltre un paio di colpi di scena davvero sorprendenti, che riescono a sovvertire la narrativa dello show nel giro di pochi minuti. Lo spettatore si trova così invogliato a ricominciare da capo lo show, in modo da godere appieno dell’elaborata trama una volta compresi tutti i retroscena del racconto. Un effetto che, onestamente, non avevamo mai provato con nessun’altra opera televisiva targata Marvel, ma che abbiamo davvero apprezzato.

L'importanza della pazienza

Se chiedete a qualsiasi fan della Casa delle Idee quale sia il principale difetto di serial televisivi Marvel, la risposta sarà probabilmente sempre la stessa: il finale. Che si tratti di Moon Knight o di Secret Invasion, per fare due esempi, poco importa. Quanto di buono fatto nello show viene meno nell’ultimo episodio, facendo collassare i vari progetti su sé stessi. Agatha All Along, contro ogni aspettativa, prende la strada opposta. La trama principale si esaurisce infatti nell’ottavo episodio (il penultimo), lasciando qualche domanda ancora in sospeso e terminando con un notevole cliffhanger. L’ultima puntata, invece, è mirata esclusivamente al consolidamento della psicologia di Agatha e di un altro paio di personaggi (che non vi riveliamo per amor di spoiler). Una scelta inaspettata e che ci sentiamo di premiare al 100%.

Agatha All Along rimane uno show con qualche difetto qua e là, legato principalmente ad alcuni dialoghi e a un paio di puntate meno interessanti di altre. Allo stesso tempo, però, è anche uno degli show Marvel più emozionanti, maturi, completi e appaganti di sempre. La prova che i Marvel Studios possono ancora avere qualcosa da raccontare e che personaggi secondari come Agatha meritano un’attenzione paragonabile ai grandi eroi visti nei vari film del Marvel Cinematici Universe. Agatha All Along è, allo stesso tempo, una rivelazione e una conferma. Uno show partito in sordina, ma che tutti i fan della Casa delle Idee dovrebbero recuperare. Insomma: in un MCU al momento in stato confusionale, serie come Agatha All Along sono la bussola per trovare la strada giusta da percorrere. Speriamo che Disney decida di seguirla e che ci conduca tutti “down, down, down the Road”.

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