Against the ice, la recensione
Against the ice the Peter Flinth è un survival movie da cartolina, che usa la piatta bellezza di paesaggi posticci per sopperire - fallendo - alla vacuità del racconto
Cosa rimane di un film sull’esplorazione umana delle terre selvagge della Groenlandia se a questo si toglie sia il senso di avventura che quello di meraviglia? Una vasta, fredda e noiosa carrellata di desolazione. Tratto dall’autobiografia dell’esploratore danese di inizio Novecento Ejnar Mikkelsen (qui interpretato da Nikolaj Coster-Waldau), Against the ice di Peter Flinth è purtroppo questo, un film che vorrebbe essere epico e commovente e che invece non è mai capace di coinvolgere e appassionare alla storica missione dei suoi protagonisti.
Against the ice ha diversi problemi ma quelli più evidenti riguardano il ritmo e i personaggi, ovvero il modo in cui rischio e conflitto si intrecciano tra loro. Essendo infatti l’obiettivo dei protagonisti qualcosa in costante cambiamento (prima raggiungere un posto, poi conservare un messaggio, poi riprenderlo, poi la mera sopravvivenza), in teoria sono loro stessi come personalità umane e fallibili ad assumere su di sé il reale conflitto della storia, i suoi temi, il suo senso: questo però non accade mai (facendo così crollare anche ogni pretesa filosofica) perché, nonostante sulla carta i due vengano descritti come opposti, la loro relazione rimane sempre superficiale e collaborativa, non viene mai messa alla prova o raccontata nelle sue sfaccettature.
L’incertezza dei personaggi è insomma la stessa del film, e non in senso buono. Peter Flinth parte con una sceneggiatura piuttosto scarsa tra le mani ma non fa altro che assecondarne i difetti, optando per una regia che vuole riprendere nel modo più chiaro possibile (sempre a una debita distanza, con pochi stacchi) senza mai lavorare sulla relazione dei personaggi con quegli spazi, con le distanze, con le prospettive. Nessuna meraviglia, si diceva: è perché non c’è nessuno sguardo intenzionato a trasmetterla. Ed è così che l’avventura si trasforma in un cammino interminabile.
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