Addio al nubilato, la recensione

Addio al nubilato di Francesco Apolloni è un film che è quasi doloroso definire commedia, che sbaglia totalmente la sua direzione risultando invece un pasticciato melodramma gratuito e qualunquista condito con qualche battuta che cerca di far ridere.

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Linda, Eleonora, Akiko e Vanessa sono quattro donne, amiche dai tempi del liceo, che si ritrovano vent’anni dopo - ovviamente cambiate - per l’addio al nubilato dell’amica del cuore Chiara. Ma la promessa sposa non c’è e le ragazze arriveranno a lei solo dopo un addio al nubilato che è una caccia al tesoro lunga una notte, e che oltre ai festeggiamenti porterà a nuovi imprevisti e vecchi ricordi.

Con l’ingenuità del voler essere il corrispondente italiano e al femminile di Una notte da leoni, Addio al nubilato di Francesco Apolloni non solo è quanto di più lontano si possa immaginare da quel tipo di comicità irriverente e d’attore (la recitazione nel film di Todd Phillips è fondamentale, oltre ad avere una regia di ferro), ma è anzi un film che è quasi critico definire commedia, in quanto sbaglia totalmente la sua direzione risultando invece un pasticciato melodramma gratuito e qualunquista, condito con qualche battuta che cerca di far ridere. Un vero buco nell’acqua.

Per prima cosa Addio al nubilato ha un problema di personaggi: tratta infatti le protagoniste senza alcuna pietà costruendole come macchiette, non comiche nell’esagerazione di certi tratti, ma solamente medie, grottescamente rappresentative di mera superficialità; personaggi che non fanno altro che lamentarsi e che si prendono continuamente sul serio. Il peggiore dei panorami possibili se si cerca qualche tipo di attenzione o empatia da parte dello spettatore.

Malgrado i buoni contribuiti delle attrici (Laura Chiatti, Antonia Liskova, Jun Ichiwaka, Chiara Francini), la recitazione non può salvare il film in alcun modo perché sono proprio le battute ad essere stanche, prive di inventiva, sempre volte al superficiale o all'ironia scontata. Come gli improvvisi innesti drammatici che ogni tanto costellano il film, veri e propri spiegoni non necessari sul passato dei personaggi, il tutto ha il tremendo sapore del pretestuoso, del momento creato ad hoc per avere una qualità di film attento ai problemi contemporanei, “giovane”. E che invece risulta ancora più vecchio nella sua goffaggine. 

Addio al nubilato è un film lento, privo di ritmo. Sbaglia i suoi toni non solo in come affronta la storia ma anche a livello micro, come quando gira una scena movimentata come se fosse un dialogo o usa una musica enfatica su momenti altrettanto seri, dando quell’effetto del ridondante più connaturato alla fiction televisiva. La poca comicità che c’è è sempliciotta e bambinesca e non compie mai alcuna scelta di campo: né, a un estremo, verso il demenziale, né verso la commedia impegnata, risultando soltanto fuori luogo quando si fanno battute sulla sessualità, sull’immigrazione o su qualsiasi altro tema caldo. Non è forse un caso, allora, se il film diventa invece piacevole solo nel finale, proprio quando decide di abbandonare completamente ogni forma di risata e si dedica solamente al dramma. Ma ormai è decisamente troppo tardi.

Cosa ne dite della nostra recensione di Addio al nubilato? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

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