Adagio, la recensione | Festival di Venezia
Cruciale per la filmografia di Sollima, Adagio è il poliziesco italiano per definizione, cinico, disilluso e in rapporto con passato e futuro
La recensione di Adagio, il film di Stefano Sollima in concorso al Festival di Venezia
Come nei grandi polizieschi moderni anche in Adagio il vero protagonista è il senso del tempo che è ormai passato per tutti. Quattro personaggi chiave sono quattro modelli di paternità diversi in un mondo scenografato con personalità invidiabile da Paki Meduri tra realismo e fumetto underground. Sono generazioni marce che continuano a vivere secondo i loro codici, anche se è cambiato tutto. Che poi è il segreto del romanticismo poliziesco. Le uniche regole da seguire sono i codici che hanno formato e rovinato i rapporti tra tre relitti di un’altra era (Favino, Servillo e un eccezionale Mastandrea, tra i migliori momenti della sua carriera anche se compare per poco) e più moderni che regolano la vita del quarto (un Adriano Giannini titanico, il vero protagonista che regge tutto il film e lo aiuta ad avere il ritmo che ha).
Questo è grande cinema criminale, così cinico e disilluso da trovare subito, dalla seconda scena, da quando Adriano Giannini cucina a torso nudo con i figli (che presenza!) occasionalmente andando a minacciare in balcone, la strada del cinema umano. E ci riesce creando un contrasto potentissimo tra il senso di futilità di una guerra senza parti in cui ognuno si muove per denaro e l’importanza che da un certo punto in poi invece questa assume per i personaggi, diventando una tensione verso i sentimenti di un tempo passato e morto che i tre relitti criminali sotto sotto pensano che in un modo o nell’altro possa ancora tornare per loro. E questa loro speranza di avere ancora un po’ di tempo per un’ultima azione, quando noi abbiamo capito che non è così e chi si oppone a loro invece si danno ancora pensando di poter avere un futuro con i figli, è davvero tutto. Che poi alla fine chiuda un immenso cerchio interno alla carriera di Sollima, partito con Romanzo Criminale, è solo la ciliegina.