Acque profonde, la recensione
Sotto la patina di thriller erotico, in Acque profonde emerge lo scacco dell'uomo, immobile di fronte al ruolo attivo della donna. La recensione
Lo aveva capito David Fincher in L’amore bugiardo - Gone Girl: per far recitare bene Ben Affleck bisogna affidargli personaggi in balia degli eventi, sopraffatti, in cui fare leva sulla sua faccia perennemente sbalordita di fronte a quello che gli accade intorno. Se n’è ricordato Adrian Lyne, che sovente ha ritratto uomini zittiti di fronte alla presa di posizione femminile (come il Mickey Rouke nel finale di 9 settimane e ½) o direttamente soggiogati dal loro ruolo attivo (Micheal Douglas in Attrazione fatale). Nel suo nuovo lavoro, Acque profonde, Affleck interpreta Vic Van Allen, uomo sposato con l’affasciante Melinda (Ana de Armas). L’asfissia dell’ambiente domestico è chiara dalle prime scene, quando la donna, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, non riesce a imporre niente alla figlia. La crisi di coppia è dovuta ai frequenti flirt di Melinda, per cui l’uomo è costantemente sull’attenti. Turbato ma incapace di reagire, minaccia l’ultimo di questi sostenendo di aver ucciso il precedente, al momento effettivamente scomparso. Una risposta al gioco psicologico di Melinda, in cui desidererebbe ammantarsi di fascino tenebroso, ottenendo però l’effetto contrario: risulta goffo e impacciato, tanto che stentiamo a credergli.
Tra i due, è Vic a sembrare così il personaggio nevrotico: rinchiude la moglie nelle mura domestiche (le pareti e il soffitto della casa sono costantemente inquadrate, dando l’effetto di schiacciare i personaggi) e le mette contro la figlia. Così, le provocazioni di Melinda appaiono come naturale conseguenza di questo atteggiamento, attraverso cui lei riesce però a ribaltare la sua posizione subalterna, rispondendo a tono, prendendo l’iniziativa nel sesso, usando il suo corpo per piegare la volontà del consorte. L’esplosione che ne consegue è allora la miccia che fa deflagrare le fantasie maschili di sopraffazione verso una figura femminile che fino alla fine rimane inafferrabile e impassibile. Ana de Armas dà vita a un personaggio ambiguissimo, ma verso cui siamo sempre portati a empatizzare, a capirne le ragioni, mentre Vic è monolitico nel carattere e ingiustificabile nelle azioni.