Abzù, la recensione
Immergetevi nel brodo primordiale: la recensione di Abzù
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Abzù è un vero e proprio viaggio nel tempo, un’ordalia, un rito di passaggio, un’operazione di salvataggio, la divina ricostruzione (e distruzione) del mondo. Può essere letto in tanti modi diversi, assumere molteplici significati, adattarsi alle più disparate interpretazioni. Non pretende di raccontare nessuna storia in particolare, pur affondando le sue radici nell’Enûma Eliš, poema cosmogonico in lingua accadica, parte integrante della tradizionale religione babilonese. Abzù, o Apsû, sposo di Tiāmat, madre del cosmo, è la prima entità che emerge dal nulla, dal caos che dominava la nostra dimensione. Egli è l’Abisso, l’infinito oceano, divinità delle acque sotterranee.
Ed è proprio la vastità sottomarina, in un imprecisa alba dei tempi, piuttosto che all’indomani di utopistico Armageddon, che dovrete esplorare da cima a fondo. Abzù ci immerge in un brodo primordiale brulicante di vita, lasciando che sia l’ambientazione a estasiarci bracciata dopo bracciata, spiegandosi, solo parzialmente, negli affreschi di palazzi in rovina, di una civiltà probabilmente estinta, di cui il protagonista della vicenda, in qualche modo, fa comunque parte.
Abzù è completamente ed unicamente incentrato sull’esplorazione e sulle emozioni che questo viaggio vuole e può scaturire nello spettatore. Se sopra la superficie si staglia un infinito nulla, interrotto unicamente da un ammaliante cielo nuvoloso che ricorda, per colori e contorni, quello di The Legend of Zelda: The Wind Waker, sotto il pelo dell’acqua vibra una foresta di alghe, molluschi, pesci di ogni specie. Murene e marlin intersecano le loro traiettorie con tartarughe marine, delfini, razze preistoriche estinte da eoni. Il fondale sabbioso si nasconde spesso e volentieri sotto un letto di coralli. Le pareti rocciose fungono da supporto ideale per piante marine rampicanti. Ogni anfratto pullula di vita, di colori vibranti, di giochi di luce e ombre.
[caption id="attachment_158940" align="aligncenter" width="508"] Il gioco incentiva l’esplorazione grazie ad alcuni collezionabili nascosti nelle varie ambientazioni. Scovarli tutti, tuttavia, non è poi così difficile.[/caption]
Viene naturale provare un’inspiegabile gioia, un’ancestrale fascinazione, un infantile stupore. C’è spazio anche per momenti di solenne commozione. Attraversare un gigantesco branco di pesci, che si muove sinuosamente e velocemente nelle profondità marine, lascia esterrefatti. Inseguire un branco di balene, mentre lentamente si inabissa nell’oscurità impenetrabile, suscita impalpabili e inspiegabili emozioni. Ed è proprio in questi momenti che torna in mente Gravity Rush, alla sua straordinaria semplicità con cui stordiva l’utente facendogli esperire e dominare la magia del volo. Abzù fa la stessa cosa, facendo leva sui medesimi cardini estetici. Immerge l’avatar in un ambiente senza gravità, libero di esibirsi in leggere e morbide evoluzioni, libero di scegliere se proseguire nell’avventura o attardarsi ancora un attimo per cavalcare un’esemplare di squalo martello.
"Viene naturale provare un’inspiegabile gioia, un’ancestrale fascinazione, un infantile stupore"La creatura di Gigant Squid fa tutto questo senza ovviamente trascurare l’art design. Dal punto di vista tecnico, l’Unreal Engine mostra tutte le sue potenzialità disegnando ampie ambientazioni piene di modelli poligonali che si muovono in ogni direzione. La scala cromatica scelta, il tratto esibito, avvicina il gioco ad un quadro, fondendo il classico toon shading ad uno stile moderatamente realistico. Buona parte dell’impatto, tuttavia, lo si deve soprattutto agli accompagnamenti musicali realizzati da Austin Wintory. L’artista, già noto per aver curato le colonne sonore di The Banner Saga e The Order: 1886, ha saputo creare temi magistralmente arrangiati, perfettamente in grado di sostenere l’azione e catalizzarne ulteriormente la carica emotiva. Archi, fiati e percussioni, danno vita ad una soundtrack ricchissima, varia, seducente.
[caption id="attachment_158939" align="aligncenter" width="508"] Aggrappandovi ad alcune statue, farete meditare l’avatar. Durante queste fasi la telecamera seguirà pedissequamente gli spostamenti di alcuni pesci intorno a voi. Il tutto è naturalmente accompagnato da rilassante e suggestiva musica d’atmosfera.[/caption]
Bisogna essere naturalmente inclini a questo tipo di esperienze per godersi appieno Abzù. Non è un gioco nel senso più classico del termine. Non ci sono sfide, obiettivi da raggiungere, ostacoli da sormontare. L’abilità con il pad è assolutamente accessoria, l’utilizzo della materia grigia secondario e limitato alla ricerca dei pochi collezionabili che si nascondono negli abissi. Gigant Squid ha modellato un’esperienza tanto affascinante da essere quasi stordente, che trova in una limitatissima longevità il suo unico difetto: tre ore sono più che sufficienti per giungere ai titoli di coda. Si tratta di un limite comune a questo genere di prodotti a cui purtroppo nemmeno Abzù riesce a sottrarsi. Poco male, tuttavia, vista la qualità del viaggio, visto l’ampio spettro di emozioni che è in grado di regalare questa piccola perla indie.
Se avete sempre sognato di nuotare, o meglio volare, in un suggestivo brodo primordiale, pieno di vita, non potete assolutamente ignorare questo gioco.