Absolute Carnage 3, la recensione

Absolute Carnage è uno degli eventi ragneschi più violenti di sempre, reso ancora più brutale dalle matite di un Ryan Stegman in grande forma

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Absolute Carnage #4, anteprima 01

Con la pubblicazione del terzo numero di Absolute Carnage, cala il sipario su uno degli eventi Marvel più riusciti degli ultimi anni. Dietro a questo successo troviamo Donny Cates e Ryan Stegman, il team creativo che ha reso Venom la serie a fumetti del momento. Nel corso della sua run, il bad boy del Fumetto americano è riuscito a costruire una mitologia capace di condurci in un viaggio attraverso le epoche e le galassie per scoprire la vera natura del simbionte, una figura distante anni luce dal "semplice" costume senziente introdotto sulle pagine di Guerre Segrete.

Per chi ancora non lo sapesse, la miniserie in oggetto vede il ritorno in grande stile di Carnage, la cui missione è raccogliere tutti i codices – i frammenti di DNA che i simbionti lasciano nel loro ospite – e connettersi con l’Alveare per risvegliare Knull, il Dio dei Simbionti. Come intende raggiungere questo obiettivo? Massacrando chiunque gli si pari davanti, ovviamente.

Come nei precedenti numeri, ci troviamo di fronte a una profusione di violenza inusuale per i canoni della Casa delle Idee. Cates esaspera oltremodo i toni del racconto spingendo Eddie Brock verso un abisso di dolore e sofferenza. Con un certo sadismo, lo sceneggiatore texano si diverte a rendere impervio il cammino del protagonista, facendo sì che la situazione diventi sempre più claustrofobica, nonostante la partecipazione di eroi del calibro di Spider-Man, Capitan America, Wolverine o Hulk.

"Uno degli eventi Marvel più riusciti degli ultimi anni."Abbiamo esaurito le parole per celebrare l'ennesima grande prova di Stegman, disegnatore che da quando ha stretto il suo sodalizio con Cates sembra aver raggiunto il suo pieno potenziale. L'artista ha mantenuto alto il livello delle sue tavole per tutta la miniserie, e coadiuvato dai colori di Frank Martin ha dato vita a un inferno sulla Terra in cui i giustizieri coinvolti non sembrassero dei pesci fuor d'acqua. Il mood di queste pagine richiama le suggestioni dei fumetti anni Novanta, con giganti del comicdom quali Todd McFarlane e Greg Capullo come principali riferimenti.

Se all'epoca Maximum Carnage aveva sdoganato la brutalità del folle Cletus Kasady, questo evento la eleva a potenza, consegnandoci un gioiellino di oscura bellezza. All'interno dei due capitoli finali c'è tutto il necessario per rendere convincente un progetto di questa portata: un villain magnetico, battaglie epiche, atmosfere accattivanti e comprimari di prim'ordine. Su tutto spicca l’incredibile umanità che lo scrittore di Thor conferisce puntualmente ai personaggi: Brock non è più l’ottusa figura a caccia di cervelli, ma un padre in preda al terrore di vedere suo figlio Dylan soffrire e al senso di colpa per aver generato Carnage.

Anche in una saga ad ampio respiro come Absolute Carnage – che si ramifica in altre pubblicazioni – Cates si dimostra uno sceneggiatore di razza, capace di non perdere la bussola e di non snaturare il suo stile per portare a compimento il progetto. Ogni elemento della sua narrazione si incastra perfettamente, gettando inoltre i semi per gli archi narrativi che verranno sviluppati sulla serie regolare del V-Man.

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