Abduction - la recensione

Mascherato da film tutto azione per un pubblico prettamente maschile, Abduction si rivela ben presto un prodotto post-Twilight...

Critico e giornalista cinematografico


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Poteva essere un Jason Bourne per teen e invece è qualcosa di diverso. Promosso come un film d'azione con poco impegno (da parte degli autori) e molti personaggi buoni per il marketing ("Vi ha scaldato il cuore in Twilight ora è pronto a emozionarvi!"), Abduction appare per molti versi come un'occasione persa, e questa forse è la sorpresa più grande di un film che poteva anche non presentare alcuna sorpresa.

La storia di un adolescente che scopre di colpo di essere cercato come "bambino smarrito" (e quindi che la propria famiglia non è la sua vera famiglia) e si trova improvvisamente preso in un intrigo nazionale, con CIA e agenti segreti freelance alle sue calcagna, aveva le premesse del film medio e una speranza di guizzo. La speranza era proprio Taylor Lautner, il protagonista, non certo un astro della recitazione ma un atleta nel senso stretto del termine e per come inizia Abduction sembra promettere azione ed evoluzioni reali, compiute dall'attore protagonista senza tagli di montaggio o controfigure ma anzi in campo largo e a figura intera. Senza arrivare a Jackie Chan, poteva comunque essere un bel film d'azione con corpi reali, pesanti, di carne. Non è nemmeno quello.

Mentre il film avanza infatti diventa sempre più chiaro che il target non è quello maschile solito, come si potrebbe evincere dalla cartellonistica, dalla sinossi, dalle pubblicità e dai trailer, ma a (parziale) sorpresa è quello femminile. La motivazione è quasi scontata: venendo dal successo di Twilight si spera nell'effetto traino di Lautner.

Così alla fine Abduction è un curioso action movie testosteronico sulla carta ma goffo nel ritrarre l'intrigo o l'azione (i buchi, le ridicolaggini stereotipiche e le implausibilità sono talmente tante che non sono riuscito a tenere il conto) che si concentra molto nei rapporti familiari, nella tormentata esistenza del protagonista, nel suo rapporto fisico ed epidermico con la ragazza (perchè è lei il vero personaggio in cui immedesimarsi, non lui e dunque al film interessa come gli eventi, e Lautner, hanno un impatto su di lei).

Ancora più inusuale, infine, il fatto che si cerchi di dare un tratto estremamente "sensibile" all'eroe d'azione: significativa la scena in cui, svegliatosi abbracciato a lei dopo una notte all'addiaccio, il protagonista si ritrova con alcune le lacrime che gli rigano il volto...

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