A+A – Le avventure di Archer e Armstrong vol. 3: Andromeda ritrovata, la recensione

Rafer Roberts chiude brillantemente le sue trame per Archer e Armstrong con sequenze surreali e grande cura nella psicologia dei personaggi

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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A+A - The adventure of Archer and Armstrong #9, anteprima 01

A una prima occhiata, la copertina del terzo volume di A+A – Le avventure di Archer e Armstrong potrebbe apparire come un’accozzaglia di elementi così disomogenei – e, diciamo la verità, poco gradevoli alla vista – da creare una fortissima dissonanza. Eppure, proprio l’accostamento di una vecchia decrepita, una supereroina oversized, una divinità dedita all’alcol e al sesso sfrenato, un branzino e un nano deforme racchiude al suo interno la chiave del successo di questa serie.

Eravamo rimasti scioccati dall’inatteso finale di Storie d’amore e viaggi in auto, volume nel quale abbiamo fatto la conoscenza della consorte di Aram Anni-Padda, Andromeda. Ma come, direte voi, Armstrong ha una moglie? Ebbene sì, una vecchietta che vive in Florida. Ma non biasimatelo: ha vissuto più di 6.000 anni, durante i quali la dissolutezza l’ha fatta da padrone. Chi di voi non avrebbe dimenticato di essersi sposato? Il tempo a disposizione per riprendersi da questo duro colpo, però, è davvero poco, visto che all’orizzonte un gruppo di fanatici agguerriti è intenzionato a eliminare definitivamente il duo.

In questo terzo e ultimo brossurato della serie edita da Star Comics, Rafer Roberts porta a compimento tutte le trame e sottotrame imbastite nel corso della sua run, dando vita a un arco narrativo piacevole e, soprattutto, più centrato dei precedenti. Se in passato avevamo sottolineato quanto lo scrittore di Harbinger Renegades risultasse prevedibile e non così abile a mantenere vive le peculiarità del titolo, qui riesce ad aggiustare il tiro e a conquistarci con una vicenda dai connotati assurdi e l’immancabile dose di azione e nonsense.

La serie Valiant torna dunque a viaggiare su livelli molto buoni, con sequenze spassosissime in cui assistiamo esterrefatti all’alleanza tra un manipolo di capitalisti e una squadra di socialisti bolscevichi al fine di avvelenare con sali da bagno – sì, avete capito bene – la popolazione e scagliarla contro Archer e Armstrong. E poi via, si parte per viaggi onirici nella mente malata di Gub Gub, grazie ai poteri divinatori di Andromeda. Insomma, il buon Roberts non ci fa mancare nulla mentre porta avanti la sua folle corsa, mostrandoci scienziati dalle fattezze di orsi, misteriose e dispettose entità ancestrali pronte a tornare sulla Terra e improbabili esperimenti di genetica.

"Una vicenda dai connotati assurdi e l’immancabile dose di azione e nonsense."Alla lunga, dietro questa coltre di irrazionalità emerge l’organicità con la quale lo scrittore americano ha strutturato la sua gestione, ripescando di volta in volta personaggi che in questo ultimo volume contribuiscono a chiudere in bellezza la serie.

In particolare, risulta davvero convincente lo sviluppo psicologico di Armstrong: se Archer ha una personalità ben definita, arricchita in questa fase dalla sua relazione amorosa con Faith, il guerriero immortale è stato al centro di un approfondimento volto a far emergere una bontà tenuta a lungo celata in qualche lurido motel o sotto a qualche cassa di bottiglie vuote.

Al tavolo da disegno troviamo ancora una volta Mike Norton, artista che già in precedenza aveva interpretato alla grande il mood della serie. Anche in quest’appuntamento, il vincitore del Premio Eisner non tradisce le aspettative e con il suo stile grottesco caratterizza al meglio le diverse fasi del racconto.

Al suo fianco troviamo l’ottimo Ryan Lee, che omaggia il tratto indy di Robert Crumb e risulta efficace soprattutto nelle sequenze più psichedeliche, grazie a una costruzione della tavola sempre originale.

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