A week away, la recensione
Diretto da un navigato regista di video musical e film adolescenziali quale Roman White, A week away è un sincero coming of age dai toni comici e leggeri, che rappresenta senza pretese ma con efficace leggerezza i problemi tipici dell’adolescenza
A week away è di fatto un film su una vera e propria conversione, nello specifico quella di Will (Kevin Quinn) un ragazzo orfano inizialmente perso su una via sbagliata (fatta di furti e altre bravate) a cui viene data la possibilità di redimersi andando a un campo estivo cattolico. In compagnia di George (Jahbril Cook), figlio della tutrice, passa una settimana che lo cambierà per sempre: tra l’amore per una ragazza (interpretata da Bailee Madison) e le sfide atletiche a squadre a contornare il tutto, alla fine dei sette giorni non solo Will non avrà più paura di raccontare il suo passato, ma abbraccerà totalmente il credo cattolico, riconoscendo nella comunità del camping e nei suoi valori il suo nuovo orizzonte sociale.
La pecca più grande di A week away, nel suo essere così pulito e composto, è allora proprio la premessa: il personaggio di Will, infatti, è così gentile, educato e altruista che proprio non si capisce come possa essere stato capace, secondo gli antefatti che vengono raccontati, di quei comportamenti ribelli a cui si fa costante riferimento. Roman White riesce però a glissare con grande eleganza su questo particolare, riempiendo il film di talmente tanti momenti musicali, forse un po’ ripetitivi ma sempre ben scanditi, e di tanta dolcezza tutta adolescenziale - sì cattolica ma mai esageratamente moralista, e che anzi sa scherzare su sé stessa - che questo particolare gli può essere tutto sommato perdonato.
Cosa ne dite della nostra recensione di A week away? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!
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