A un Metro da Te, la recensione

Purissimo, platonissimo e con una protagonista perfetta, A un Metro da Te porta a casa tutti i punti che contano per vincere la partita

Critico e giornalista cinematografico


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Come accade ciclicamente il successo di Colpa delle Stelle ha prepotentemente riportato di moda il genere “amore & malattie dolcemente letali” e ogni film che si inserisce nel filone fa a gara ad esplorarlo per centrare meglio degli altri la maniera in cui la prossimità alla morte esalta la vitalità dell’amore. A un Metro da Te, fin dal titolo, si propone di esplorare con ancora più forza l’idea di purezza legata all’amore per qualcuno che è a forte rischio di morire. I protagonisti infatti sono due malati di fibrosi cistica che si conoscono in ospedale durante un periodo di cura e si innamorano. La malattia fa sì che non possano assolutamente stare a meno di due metri l’uno dall’altro. Ma l’amore è più forte!

A dire il vero un tentativo simile l’aveva già effettuato Noi Siamo Tutto, cioè quello di sfruttare l’espediente di una malattia che segrega per giocare sull’idea dell’amore platonico e della tensione verso il contatto. L’amore è come sempre un atto di grande coraggio (perché destinato ad essere frustrato dalla morte) ma è anche purissimo perché svincolato dalla carnalità, puro sentimento sempre in attesa di un futuro in cui potrà diventare anche atto.

In più, rinchiusi nel microcosmo dell’ospedale, i ragazzi vivono con un’aria da libera uscita, da gita in cui l’autorità è più lieve (le sole infermiere) e sembrano padroni del loro destino.

Neanche a dirlo non è semplice lavorare su queste direttrici con attori alle prime esperienze ma Haley Lu Richardson, già vista in Split e 17 anni (e come uscirne vivi), si dimostra sorprendentemente brava. Al primo ruolo di peso da protagonista sfodera una capacità non comune di lavorare non solo sull’espressività estrema (quella richiesta dal film) ma anche su tutto quello che sta in mezzo ai sentimenti estremi, conscia che per arrivare a quelli bisogna passare anche per le sensazioni più blande. Sono tecniche molto adulte e non frequenti nei teen movie romantici. In questo genere infatti l’idea è sempre di raccontare un’età in cui tutto è una questione di vita o di morte imbastendo una trama in cui effettivamente l’amore è questione di vita o di morte e stare insieme potrebbe uccidere gli amanti.

Centrando il corpo femminile A un Metro da Te si assicura la riuscita. Haley Lu Richardson rende concreto il sentimento con la sua capacità di comunicarlo negli sguardi verso il suo oggetto amato (Cole Sprouse, più imbambolato di lei), e in più ha una vitalità che forma un contrasto molto efficace con il senso di caducità e morte che invece permea tutta la storia.

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