A Plague Tale: Innocence, patetismo emotivo - Recensione

Il tormentato viaggio di due fratelli, nella Francia del 1349, devastata dalla peste: la recensione di A Plague Tale: Innocence

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Francia, 1349: il flagello divino della Peste è giunto a mondare i peccati dell'umanità, coinvolta per l'ennesima volta in un'irrazionale guerra fratricida tra inglesi e francesi. L'Inquisizione, follemente esaltata dal suo storico piano di purificazione spirituale, caccia con religioso furore eretici, dannati e Hugo, nostro fratello, portatore di una maledizione indissolubilmente legata al flagello pestilenziale. Dopo un prologo che ci calerà da subito nel cuore del conflitto bellico e della devastazione della malattia inzierà una fuga a perdifiato per sfuggire alla violenta istituzione religiosa e a dei voraci e mostruosi roditori, ambasciatori sanguinari della Peste divina. In A Plague Tale: Innocence tra oscure avventure, colpi di scena e nuovi incontri, scopriremo i retroscena di una storia che affonda le sue radici nel passato del mondo occidentale, e capiremo come in un contesto simile l'innocenza della gioventù si lasci distruggere dalle terribili conseguenze della malattia.

Per quanto riguarda la gestione superficiale del racconto e della sua progressione il gioco si inserisce in un canone decisamente consolidato, dal cui tracciato non sceglierà mai di deviare: il viaggio di coppia descritto nell'opera Asobo Studio attinge a piene mani dalla storia videoludica, prendendo qua e là meccaniche e riferimenti stilistici e formali. Per quasi tutto il gioco useremo la fionda della protagonista come mezzo per superare enigmi ambientali incredibilmente semplici e ripetitivi, oltre che forzati e dalla messa in scena banale: stanze di topi pestilenziali o di soldati dell'Inquisizione (i due veri antagonisti del gioco) si susseguono con una certa regolarità fino alla fine dell'esperienza, alternati da pochissime boss fight che vanno dal pessimo al mediocre e da alcune sessioni di esplorazione che, al contrario, esaltano il rapporto tra i due protagonisti e la qualità della messa in scena complessiva, quando non viziata dalla necessità di costruire un level design poco credibile e molto giocoso. Al contempo, durante le fasi stealth il costante dialogo tra Amicia, la protagonista, e Hugo costruisce un rapporto capace di coinvolgere ed emozionare, ma i compagni che ci seguiranno saranno spesso invisibili per i nemici, che mostrano pattern poco credibili, ripetitivi e che spezzano l'immersione.

[caption id="attachment_195657" align="aligncenter" width="1920"]A Plague Tale: Innocence screenshot Si attraverseranno ambientazioni devastate dalla guerra, riprodotte con cura[/caption]

Tutto ciò sarebbe giustificabile in funzione dell'obiettivo dell'opera: raccontare una storia interattiva. Il vero problema di A Plague Tale: Innocence risiede proprio in questo passaggio: al netto del sacrificio delle più tradizionali componenti videoludiche non riesce a sfruttare l'interazione per dare peso alla messa in scena. È infatti stracolmo di situazioni forzate, con l'unica funzione di generare reazioni da parte del giocatore, che però si trova al contempo a dover dimenticare le meccaniche che gli sono state date fino a quel momento. Nel corso dell'avventura saremo costretti a uccidere in modi atroci, anche se l'uso del gameplay a nostra disposizione avrebbe permesso altrimenti, oppure ci troveremo ad affrontare delle situazioni estreme dalle quali saremmo potuti venir fuori con una certa semplicità, ma che saremo obbligati a completare in un modo specifico per poter innescare determinate reazioni scriptate. In tutto questo, i costanti rimproveri da parte dei compagni d'avventura e le nostre risposte su come quello fosse “l'unico modo” rendono il tutto paradossale e ci sentiremo più volte proiettati fuori dal racconto. In una storia che mira a narrare come in situazioni critiche si perda l'innocenza adolescenziale la messa in scena delle stesse deve essere il punto centrale dell'intera esperienza, ma manca quest'attenzione per la coerenza tra interazione e narrazione.

"al netto del sacrificio delle più tradizionali componenti videoludiche A Plague Tale: Innocence non riesce a sfruttare l'interazione per dare peso alla messa in scena"I ritmi del racconto sono forse eccessivamente veloci nella costruzione del rapporto dei due protagonisti, ma per il resto riescono a distendere con efficacia l'evolversi degli eventi, non particolarmente originali ma comunque funzionali al racconto. I comprimari e gli antagonisti sono macchiettistici e stereotipati ma funzionano proprio per questo: ogni nostro alleato avrà anche una funzione ludica, coerente con la loro descrizione narrativa, e i nemici rappresentano il male duro e puro, esaltando quindi di riflesso la bontà rappresentata dai protagonisti. La direzione artistica è eccezionale e regge sulle sue spalle gran parte della varietà offerta dal racconto, anche grazie a una colonna sonora deliziosa e a una cura estetica che riesce a mescolare un certo realismo architettonico a un'urbanistica soffocante, asfissiante. Inoltre, se l'intelligenza artificiale di alleati e nemici risulta decisamente mediocre, il risultato tecnico raggiunto nella resa scenica e ludica delle masse di topi è eccellente e le animazioni funzionali alla descrizione del rapporto tra i protagonisti sono ben curate ed emotivamente toccanti, a partire dal modo in cui Amicia si guarda intorno, preoccupata per il fratello, nei momenti più concitati. Infine, a livello formale, l'opera si mostra capace di attingere con efficacia alla tradizione del racconto interattivo e di coppia, senza particolari guizzi creativi ma con una solida resa complessiva: l'interfaccia è pulita; i personaggi reagiscono credibilmente alle nostre interazioni; l'inventario viene gestito con intelligenza; la narrazione si focalizza sulla progressione del racconto, senza intermezzi eccessivi di secondarie e deviazioni varie; i collezionabili sono quasi tutti ben contestualizzati, funzionali alla descrizione del mondo di gioco.

[caption id="attachment_196936" align="aligncenter" width="1920"]A Plague Tale: Innocence screenshot I topi saranno una delle due principali preoccupazioni dei protagonisti[/caption]

Quando si scrive un racconto interattivo si deve considerare in primis il valore che si vuole attribuire all'interazione e al suo impatto sul giocatore. A Plague Tale: Innocence non solo affronta con leggerezza molte fasi del suo racconto, ma arriva persino a bloccare delle meccaniche al giocatore pur di ottenere un qualche tipo di reazione emotiva, non maturata nel corso della scena ma forzata, imposta. Al netto di queste problematiche, una straordinaria direzione artistica e l'efficacia delle fasi di costruzione del rapporto tra i due protagonisti salvano complessivamente l'opera Asobo Studio.

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