A Panda Piace... Fare i Fumetti degli Altri, la recensione
Bevilacqua reinterpreta a suo modo personaggi dei fumetti e ospita altri autori nello speciale A Panda Piace... Fare i Fumetti degli Altri
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Nel frattempo su Internet iniziano ad essere pubblicati fumetti più elaborati: non vere e proprie storie, ma verticalismi in cui Panda è utilizzato come avatar del suo autore per esprimere la sua visione su determinati aspetti della vita e rappresentando una certa filosofia di vita naif, nella quale entità astratte prendono forma per rappresentare l'animo umano (o, nel caso di Panda, mammifero). Queste nuove incarnazioni sembrano suggerire la possibilità di esplorare nuovi formati e per fare un primo tentativo esattamente un anno fa esce Il Primo Grande Libro di A Panda Piace, un volume che conteneva diversi esperimenti per cercare di capire in quali modalità Panda potesse funzionare e in quali no. In effetti già in quell'occasione il personaggio si stava allontanando dalle sue origini, fatte di poche vignette silenziose con appena qualche didascalia, e il lettore aveva l'impressione di leggere qualcosa che forse non era nella sua forma migliore, come se qualcuno indossasse un vestito di una taglia troppo grande. La sensazione poi diventa ancora più forte con A Panda Piace l'Avventura, serie bimestrale che porta in edicola Panda in vere e proprie storie con una trama più sviluppata e un cast di comprimari, una strada che ci aveva convinto ancora meno.
Ora, dopo un anno di collaborazione editoriale, Panini Comics decide di far fare un ulteriore passaggio all'urside creato da Bevilacqua, con un albo speciale realizzato in collaborazione con alcuni dei nomi più importanti del panorama fumettistico odierno. Già, perché nonostante la produzione relativamente limitata, l'autore è una figura molto attiva sui social, sulla sua pagina, alle fiere e ai grandi eventi, per cui si è ritrovato in un giro di fumettisti/amici con un'esperienza superiore alla sua. Perfettamente legittima un'operazione di questo tipo per portare qualche lettore in più a Panda, ma probabilmente non era il momento adatto per fare questo tentativo, visto che il personaggio è ancora in una fase di assestamento in cui sta cercando di capire (e con lui anche il suo autore e i lettori) la sua identità eccome destreggiassi tra le varie apparizioni nei diversi canali di contatto col pubblico.
Il risultato infatti non è granché: meri esercizi di stile quelli in cui Bevilacqua cerca di trasformare Panda in altri personaggi dei fumetti, o snaturando troppo la sua creatura o non riuscendo a catturare lo spirito della "guest star". Lo stesso succede con gli autori ospiti, che faticano a realizzare qualcosa in linea con lo stile di Panda, proprio perché il personaggio è in un momento in cui non ha dei parametri ben definiti.
Sì, la lettura strappa qualche sorriso, ma l'albo risulta un patchwork di omaggi con un filo conduttore risibile, e una disomogeneità narrativa a tratti irritante; non è un caso che gli omaggi più riusciti siano quelli di Gipi, Roberto Recchioni, Ale Giorgini e Silver, che si limitano a reinterpretare graficamente Panda in una tavola illustrata col loro stile, senza cercare di dare forma a una vicenda che non ha modo di svilupparsi in un volume privo di struttura. A questo punto forse sarebbe stato più interessante un art-book, privo di qualsivoglia velleità di raccontare una storia in favore di più ospiti che interpretano graficamente Panda in piccoli quadri e brevi situazioni. Proprio il formato in cui Panda è nato e che ne ha decretato il successo, a nostro giudizio anche la natura a lui più congeniale.