A Glitch in the Matrix, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021
Il regista Rodney Ascher propone con A Glitch in the Matrix una riflessione sulla teoria della simulazione e sul confine tra realtà e fantasia
Il documentario A Glitch in the Matrix, diretto da Rodney Ascher, affronta il tema dell'idea che il mondo che conosciamo sia una creazione artificiale e l'umanità stia in realtà vivendo in una simulazione dando spazio a teorie ed esperienze personali.
Il risultato finale è una riflessione affascinante, seppur non esaustiva, sul significato di realtà e su come la mente umana possa essere influenzata per arrivare a una conclusione riguardante ciò che ci circonda quando rimangono delle possibili incertezze e dubbi riguardanti vari aspetti della nostra vita.
Il montaggio che unisce animazione, clip di film e ricostruzioni in stile videogioco possiede comunque un suo fascino e, seppur incapace di offrire risposte ma solo molte domande, A Glitch in the Matrix offre un quadro generale della teoria della simulazione che permette a chi non ne conoscesse i dettagli di chiarirsi un po' le idee e capire idee e concetti che la sostengono, oltre alle radici storiche e filosofiche.
Ascher, che ha già realizzato in precedenza opere interessanti come Room 237 e The Nightmare, trasporta con il suo documentario gli spettatori in una riflessione attuale e stimolante che propone di avvicinarsi al mondo con uno sguardo più consapevole e curioso.