A Discovery of Witches 3: la recensione dei primi due episodi
A Discovery of Witches concluderà con la terza stagione la storia di Diana e Matthew, e i primi due episodi sono ricchi di ritorni, nuovi arrivi e svolte
La serie A Discovery of Witches arriva alla sua conclusione con gli episodi della terza stagione, disponibile su Sky e in streaming su NOW, e i primi due episodi gettano le basi per uno scontro finale che si preannuncia particolarmente ricco di svolte inaspettate, amore e, ovviamente, magia.
Il destino di demoni, vampiri e streghe è così di fronte a una svolta e in gioco c'è anche il futuro della famiglia di Diana e Matthew.
Le prime due puntate della stagione introducono nuovi personaggi e preannunciano un ritmo della narrazione piuttosto sostenuto per riuscire a concludere la storia in modo soddisfacente. Le new entry arricchiscono poi la storia ampliando ancora di più la tematica della discriminazione e dei pregiudizi dando spazio ai rischi che corrono le coppie "miste" e a Fernando Gonçalves, personaggio interpretato da Olivier Huband, il cui drammatico passato emerge dalle sue interazioni, in particolare quella con Sarah (Alex Kingston), contraddistinta da un dialogo intenso e drammatico.
Tra i nuovi volti ci sarà anche quello dello scienziato Chris Roberts, parte affidata a Ivanno Jeremiah, che riporta il racconto nel mondo della scienza, elemento che si era un po' perso dopo la prima stagione nonostante l'esperienza di Matthew che era stata mostrata negli episodi iniziali.
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Una storia ricca di elementi che deve trovare il proprio equilibrio
Discovery of Witches sfrutta nuovamente la formula che ha portato al successo i romanzi di Harkness inserendo elementi storici che si intrecciano con la storia personale dei protagonisti e con gli aspetti fantasy. Il risultato continua, anche nelle prime battute dell'ultima stagione, a intrattenere e mantenere alta l'attenzione degli spettatori non risultando una semplice storia d'amore ostacolata dalle avversità. L'adattamento televisivo dell'opera letteraria riesce a trovare un buon equilibrio tra i vari elementi e, nonostante i numerosi personaggi non abbiano molto tempo a disposizione sullo schermo, il racconto riesce a compiere importanti passi in avanti, tra ritorni e apparizioni inaspettate che fanno emergere dei terribili segreti, senza risultare troppo sbrigativo.
A destare particolare interesse è il modo in cui gli eventi avvenuti dopo il viaggio nel passato di Matthew e Diana avranno delle conseguenze nel presente e il modo in cui gestiranno le loro responsabilità come genitori.
Il fascino e il carisma di Matthew Goode si confermano essenziali per sostenere la narrazione che, purtroppo, continua ad avere dei passaggi a vuoto a causa di salti temporali necessari a mantenere alto il ritmo del racconto. Il leader della famiglia Clairmont, con i suoi conflitti interiori e le tante responsabilità, aveva infatti bisogno di un interprete in grado di esprimere molto tramite i semplici sguardi e la sua presenza fisica per poter risultare dotato di spessore e numerose sfumature.
Teresa Palmer convince meno, in particolare accanto a star di grande esperienza come Alex Kingston che contribuisce in modo significativo a portare sullo schermo la rappresentazione di un gruppo di donne forti, intelligenti e che usano le proprie conoscenze per risolvere problemi, superare ostacoli e sconfiggere le avversità.
Il resto del cast risulta soddisfacente e le entrate nel cast, tra cui quello di Toby Regbo (ex star di Reign), contribuiscono a mantenere la qualità del progetto che rischia sempre di essere penalizzato da un montaggio approssimativo che spreca persino tempo prezioso con scene di repertorio che incomprensibilmente vengono considerate necessarie per ricordare i luoghi dove si svolgono gli eventi.
Con poche puntate a disposizione resta però il timore che A Discovery of Witches concluda la storia sfiorando solo le tematiche principali, senza realmente approfondire nessuno degli elementi che mantengono la storia ancorata alla realtà, preferendo dare troppo spazio a un romanticismo che, a lungo andare, potrebbe perdere la sua carica emotiva.