A Caccia Con Papà, la recensione

Centrato su un personaggio bene concepito, A Caccia Con Papà è schiacciato dalla sua missione di "cinema per tutta la famiglia"

Critico e giornalista cinematografico


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Non c’è solo Adam Sandler nel temibile ma ampio cestone dei film “per tutta la famiglia” di Netflix. A Caccia Con Papà, con questo titolo da primi anni ‘90, è una commedia d’autore che non sembra tale, che nasconde i suoi pregi così accuratamente e con tale perizia da rendere quasi impossibile il vero godimento della sua parte migliore. E questa sta tutta in Buck Ferguson, cacciatore di cervi che con un’idea geniale di sceneggiatura realizza dei terribili videoamatoriali che lui definisce film (e che comicamente cerca di realizzare con andamenti narrativi per l’appunto da film), per poter poi sponsorizzare prodotti da caccia.

È Josh Brolin con baffo d’ordinanza ad interpretare questo personaggio decisamente ben concepito. Ed è bravissimo, gli dona il giusto senso del ridicolo per una commedia trattenendo per sé una certa umana amarezza che dal primo momento è subito condivisibile. Era facile rendere Buck un villain cretino, Brolin ne fa un cialtrone umanissimo. Purtroppo Buck è preso in una storia da film familiare che non gli lascia il margine che servirebbe per essere approfondito. Ha deciso infatti di andare a caccia con il figlio (e un più ordinario aiutante/operatore comico interpretato da Danny McBride assecondando i suoi soliti personaggi) per fargli uccidere il suo primo cervo, una specie di tradizione di famiglia tramite la quale rinsaldare il rapporto con lui dopo che due anni fa ha divorziato da sua madre (già riaccoppiata con qualcuno, come da manuale, opposto a lui, molto meno uomo delle montagne e più damerino di città). Il figlio non va matto per nulla di tutto ciò, preferisce il suo cellulare e ha un ottimo rapporto con il nuovo padre. La ricetta per la minaccia della virilità di un uomo che tiene a questo più di tutto.

Essendo un film “per tutta la famiglia” non vediamo nemmeno un cervo sparato (semmai un uomo ferito per sbaglio), non ci sarà l’animale effettivamente ucciso e un po’ forse se ne sente la mancanza anche se la trama cerca di mascherarlo come può. Di fatto A Caccia Con Papà è come se cercasse di tenere fede più a questo titolo italiano da tv movie Mediaset che a quello originale più sofisticato (The Legacy of a Whitetail Deer Hunter).
Il retaggio del cacciatore infatti è la materia del contendere, quella visione di vita che vuole trasmettere al figlio riottoso, anche se il processo della caccia con il padre in commedia è ciò che occupa la gran parte del tempo. Più in grande poi è proprio quel modo di essere uomo che il film vorrebbe discutere ma di fatto non lo fa, perchè troppo impegnato in questioni leggere, quelle da “film per tutta la famiglia”.

Un ultimo frame geniale leva ogni dubbio sul fatto di aver assistito ad un personaggio fantastico non esplorato in un film meno che mediocre, pigro e svogliato.

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