65: Fuga dalla Terra, la recensione
Un po' After Earth, un po' Asylum e un po' Predator ma senza la voglia di essere nulla di tutto ciò 65 fa il minimo per qualificarsi
La recensione di 65: Fuga dalla Terra, il film di fantascienza con Adam Driver, in uscita al cinema il 27 aprile
Parliamo di un film che non va per il sottile perché non vuole andare per il sottile, e che rappresenta tecnologia futura (ma 65 milioni di anni fa) nella stessa inquadratura di tecnologia contemporanea, proprio del 2023. Una fortuita coincidenza per noi spettatori che è ampiamente accettabile nel momento in cui la premessa di tutto è che un alieno identico al noi sia arrivato sulla Terra 65 milioni di anni fa e (spoiler) non solo non abbia avuto nessuna conseguenza sullo sviluppo della razza umana sul nostro pianeta ma abbia anche azzeccato le 24 ore nelle quali si è svolto l'evento più devastante nella storia del nostro pianeta. Scott Beck e Bryan Woods, che scrivono e dirigono, sono interessati sostanzialmente alla tensione e all’azione, e a cercare di replicare quello che hanno fatto per Joseph Kosinski quando hanno scritto A Quiet Place e A Quiet Place II. Non gli riuscirà in pieno.
La missione di 65: fuga dalla terra è essere un B movie di mostri, questo sia chiaro, ma più che abbassare un po’ la raffinatezza di A Quiet Place si direbbe che voglia elevare un po’ la cialtroneria della Asylum trattenendo per sé il loro gusto per le creature (ce ne accorgiamo definitivamente alla fine, quando si presenta il dinosauro mutilato). Davvero non è impossibile godersi il film, anche perché Adam Driver si impegna ben al di là di quel che sarebbe richiesto e lavora ogni singola scena con una precisione e una dedizione che portano tutto ad un livello quantomeno decente. 65: fuga dalla terra si può vedere e ci si può divertire se si dimentica che è una produzione di un colosso, Sony, con uno degli attori più importanti del mondo.