47 Ronin, la recensione

Abbiamo letto e recensito per voi 47 Ronin, splendido fumetto di Mike Richardson e Stan Sakai presentato a Lucca Comics & Games 2015 da ReNoir

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


Condividi

Ci sono vari modi in cui potreste essere giunti a contatto con la vicenda dei 47 Ronin, uno degli episodi emblematici della storia del Giappone, fondamentale per capire la cultura passata e presente della terra del Sol Levante. Potreste essere degli appassionati di tutto ciò che è nipponico, cultori della materia; magari avete visto quel bel film, non eccezionale ma apprezzabile, con Jean Reno, Robert DeNiro e Sean Bean (che non muore), in cui un bizzarro veterinario racconta la loro storia; se siete proprio sfortunati avete visto quel film, non eccezionale, né discreto, né accettabile, con Keanu Reeves.

Se anche conoscete già la storia, il volumetto di cui vi parliamo oggi merita di essere letto. I nomi coinvolti nel progetto dovrebbero già essere un motivo sufficiente all'acquisto. Mike Richardson è uno dei più stimati uomini di fumetto degli Stati Uniti, fondatore dell'emerita casa editrice Dark Horse, gentiluomo, scopritore di talenti, produttore e sceneggiatore. Stan Sakai non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, come creatore di Usagi Yojimbo, splendido esemplare di essere umano, premio Eisner e leggenda del fumetto indipendente, qui in veste di disegnatore. Infine Kazuo Koike, consulente editoriale per 47 Ronin, è uno dei mangaka più influenti degli ultimi cinquant'anni, dacchè divenne, nel 1970, lo sceneggiatore di Lone Wolf and Cub, uno dei più grandi successi di ogni epoca e un capolavoro assoluto del fumetto internazionale. Tre giganti della nona arte che confezionano una storia asciuttissima nel suo procedere, strettamente aderente alle ricostruzioni storiche, senza alcuna sbavatura nella gestione degli equilibri narrativi.

47 Ronin è la storia di un gruppo di samurai rimasti orfani del loro padrone, ma legati indissolubilmente al dovere di vendicarne l'onore macchiato. Lord Asano era un nobile di una piccola città, chiamato dallo Shogun nella capitale per svolgere il suo anno di servizio obbligatorio. Ingenuo e ignaro dell'etichetta necessaria in una metropoli e soprattutto dei suoi inaccettabili costumi corrotti, Asano ha bisogno di un insegnante in materia e gli viene assegnato Kira come tutore. Costui è un uomo disonesto ed abietto, come molti a corte. Asano si rifiuta di pagargli una tangente, pronto a subire ogni conseguenza per difendere la propria integrità. Ma quando Kira lo insulta pubblicamente, mentendo con sfacciataggine di fronte ai delegati dello Shogun per metterlo in cattiva luce, egli perde il proprio stoico autocontrollo e colpisce il tutore, commettendo un reato gravissimo, punibile con la morte. Vittima dei giochi di palazzo, Asano si vede negato un giusto processo e le attenuanti a cui avrebbe diritto, costretto quindi a commettere seppuku senza nemmeno poter rivedere la propria famiglia.

Inizia così la storia dei suoi 47 servitori, dell'elaborato piano del suo luogotenente per creare le condizioni necessarie alla vendetta. 47 ronin che non sono affatto samurai senza padrone, come la parola supporrebbe, ma fedeli vassalli di un uomo buono e onesto, esempi di un concetto di onore ormai al tramonto, bandiere svettanti di quel che significava essere uomini fino in fondo nel Giappone del 1700. Richardson, Sakai e Koike confezionano un prodotto di altissima qualità, come quasi scontato, dato l'ammontare del loro talento. Soprattutto, raccontano questa storia così importante con un rispetto ammirevole, senza calcare la mano su nessuno dei personaggi, senza costruire eroi né demonizzare gli antagonisti. La loro fotografia di un Giappone i cui valori sono in decadenza, ma in cui ancora contano i legami personali, le convizioni, la parola data, è affascinante. Le vicende personali dei protagonisti hanno il giusto peso, senza deviare l'attenzione del lettore dalla natura corale della storia. I dialoghi sono essenziali, come merita la materia così emblematica e significativa.

La lettura di 47 Ronin è un tuffo nel passato di un Paese distante da noi e che avrebbe tanto da insegnarci (e da ricordare  se stesso). Soprattutto, questo fumetto è uno di quei rari casi in cui siamo di fronte a un narratore statunitense, Richardson, capace di immergersi nella visione del mondo di un popolo straniero e restituirla con equilibrio ed efficacia senza americanizzarla, senza ridurre gli eventi a una mera occasione di spettacolarizzazione e di intrattenimento, coadiuvato ovviamente dai suoi due collaboratori.

Sui disegni di Stan Sakai c'è onestamente poco da dire. L'efficacia del suo tratto cartoonesco è consegnata alla storia del fumetto internazionale ed è conservata in questo agile volume in cui è chiaramente a suo agio, tra samurai e hatamoto, ed evidentemente entusiasta di un'ottima sceneggiatura che omaggia una delle storie fondative della sua madrepatria.

47 Ronin è un fumetto da avere, da leggere e rileggere, da conservare per i propri figli, da consigliare agli amici. L'edizione di ReNoir è, come sempre, curatissima ed elegante, corredata dalle meravigliose copertine di Sakai e da un'intervista da lui rilasciata sulla materia del racconto. Buona lettura a tutti.

Continua a leggere su BadTaste