40 anni vergine
Andy è un simpatico quarantenne che lavora in un negozio di articoli di elettronica e che ha una notevole collezione di action figure. Ma nella sua vita manca qualcosa…
Infatti, era facile aspettarsi scene grottesche e di cattivissimo gusto da una pellicola come questa, ma Carell è bravissimo a contenersi.
Non è difficile infatti riconoscere nel suo personaggio (vita sociale zero, interessato solo ai videogiochi e alle action figure) tanti persone realmente esistenti, magari anche semplicemente con una vita sessuale appena più decente. Ma Carell riesce a presentarcelo in maniera buffa ma dignitosa, senza scivolare nel patetico, ma neanche facendolo diventare una vittima.
D’altronde, le tizie con cui riesce ad uscire hanno sempre qualche problema, tipo vomitargli in faccia o essere lesbiche. Così, genialmente, si arriva al punto che l’unica donna interessante è una… nonna (anche se notevolissima, considerando che è Catherine Keener, vista in Essere John Malkovich e Amici e vicini).
Ma tante altre piccole cose funzionano benissimo. Carell ha l’intelligenza di lasciare spazio anche ai comprimari, ben sapendo che il valore di un film non può poggiare su un singolo (anche se di talento). Così, ci troviamo di fronte a dei personaggi bislacchi, con delle storie divertenti e particolari da raccontare. Per non parlare della varietà di magliette che sfoggiano (dai Sonic Youth a Charles Manson) e dei consigli che danno al protagonista, che non portano mai a nulla di buono.
Così, non mancano le scene culto. Tra queste, una lezione pratica su come NON mettere i profilattici e una visita esilarante al consultorio. Ma il bello arriva alla fine. Quando tutto sembra concludersi in maniera abbastanza ovvia, ecco arrivare un’incredibile, delirante, poetica e magica sequenza, che da sola vale il prezzo del biglietto.
Che Hollywood ci preservi Steve Carell. Non sarà un genio, ma di questi tempi ne abbiamo tanto bisogno…