11.22.63 1x07, "Soldier Boy": la recensione

La recensione del settimo episodio di 11.22.63, con James Franco

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Spoiler Alert
Tutto Soldier Boy si fonda sullo spiazzamento: in seguito alle percosse ricevute alla fine dell’episodio precedente Jake ha parzialmente perso la memoria, e non ricorda più nulla della missione. Ci si trova così inizialmente immersi in un’inaspettata situazione che devia dal naturale svolgimento del plot principale. All’inizio dell’episodio è paradossale che sia dunque Sadie l’unica a conoscere i pochi dettagli della missione che lui le aveva raccontato, la quale non ha dubbi: Jake deve sforzarsi di ricordare, perché il tempo stringe e il suo compito è troppo importante per permettere una resa.

I giorni che separano Jake dalla data fatidica scorrono infatti velocemente, le date e il conto alla rovescia si susseguono sullo schermo a intervallare sequenze rapide e a sé stanti: la guarigione di Jake, frammenti di memoria che tornano, fino al ricordo di Billy e dove si trova.

La sequenza in manicomio, di fronte ai resti di Billy traumatizzato dall’elettrochock avrebbe forse meritato più centralità, soprattutto la sua tragica conclusione arriva e passa decisamente troppo in fretta per la sua gravità. Presto è già il 15 novembre, e poi il 20, mentre Jake continua a prendere pillole e a tentare di ricordare…

Ma proprio qui emergono tutti i problemi dell’episodio. Nell’avvicinarsi della data fatidica e della fine della serie è comprensibile l’accelerazione temporale, tuttavia il ritmo sincopato non si adatta granché bene a un episodio in cui le implicazioni fisiche e psicologiche della perdita della memoria e delle azioni di Jake e Oswald dovrebbero essere indagate dettagliatamente. Come può Jake non essere devastato dall’aver direttamente condotto alla morte Billy, prima rinchiudendolo in un manicomio e poi imponendogli nuovamente la sua realtà, incurante dello stato fragile e alterato in cui si trovava?

Diventa faticoso empatizzare con Jake e il suo percorso verso la riacquisizione del passato e del futuro

Diventa allora faticoso empatizzare con Jake e il suo percorso verso la riacquisizione del passato e del futuro. Quando si rimette in carreggiata grazie a Sadie, motivazioni, cause ed effetti sembrano dati per scontati: è in modo improvviso che Jake sceglie di dare ascolto a Sadie, e accetta il suo aiuto con pochissima resistenza; non si fanno scrupoli di andare a curiosare nel garage di Lee, incuranti delle domande che potrebbero sollevare; e solo quando compare l’Uomo col Biglietto Giallo, che rivela finalmente la sua storia, Jake è momentaneamente assalito dal dubbio. Nessuno di questi tentennamenti e potenziali contrasti trova adeguata rappresentazione drammaturgica, e il loro superamento è principalmente affidato allo scambio di dialogo, espediente che in questa puntata appare più abusato del solito.

Giunti a un solo episodio dalla fine è inoltre evidente che ciò che passa nella mente di Lee rimarrà un mistero. Per quanto forse prevedibile, è una scoperta un po’ frustrante, se consideriamo che la serie non si è attenuta al solo punto di vista di Jake (come invece il libro), ma ci ha volutamente fatto passare molto tempo con Lee, approfondendo le aspettative di lui e quelle degli altri su di lui, come la madre e Marina: eppure lo lasciamo in un giorno di lavoro in cui tutti si prenderanno una pausa per ammirare il passaggio del Presidente, già in posizione col suo celebre fucile alla celebre finestra, mentre ai nostri occhi è ancora un impenetrabile punto interrogativo.

Rimangono alcune belle scene singole (le allucinazioni iniziali di Jake, Jake e Bill, Lee al parco e nella stanza di Marina) e interpretazioni valide, ma a una puntata dal finale ci si accorge che quando non ha modo di osservare l’intimità della vita dei personaggi la serie è poco chiara su quale aspetto dell’intricata vicenda merita più attenzione: le riflessioni sul passato come seconda chance? L’elemento più mistico del rifiuto dell’innaturale tentativo di cambiare la Storia? La verità – o anche solo una verità – su Lee Harvey Oswald? Lasciamo così le pedine al loro posto, JFK sulla via del suo destino, e due variabili impreviste che cercheranno di mettersi in mezzo.

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