211 - Rapina in corso, la recensione

Una volante della polizia con un adolescente a bordo è il veicolo attraverso cui 211 - Rapina in corso cerca di rivedere come guardiamo la polizia

Critico e giornalista cinematografico


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Un film d’azione diretto come una telenovela ancora non lo si era visto. 211 - Rapina in corso ha un setup (la fase del film in cui si imposta la storia e si presentano i personaggi) che sembra uscito dal palinsesto prandiale dei canali Mediaset. Brevi dialoghi più che altro inquadrati in primi piani tra personaggi diversi in contesti diversi, tutti nuovi, tutti centrati su quel che fanno o desiderano fare. Prima un po’ di poliziotti che parlano tra loro, poi stacco su un’infermiera e la sua giornata, poi ancora un paio di minuti su una donna incinta e suo marito e via dicendo.

Dopo questa lunga fase che occupa almeno 20 dei quasi 90 minuti del film, e dopo un attacco in stile Homeland (lei, bionda, con velo in testa ma abiti occidentali su un SUV in Medio Oriente, tratta e rischia con terroristi locali), è propedeutica all’esplosione che distruggerà un diner per distrarre tutti dalla rapina che gli stessi bombaroli hanno in mente. C’è dietro qualcosa di più dei soldi e per questo anche l’interpol si schiera accanto alla polizia, anche se tutto ciò non ci interessa molto. Quel che ci interessa è la volante di Nicolas Cage che contiene anche un adolescente messo in punizione dalla scuola perché pescato a menare un compagno, anche se in realtà era solo la prima volta che reagiva al bullismo.

E qui c’è il paradossale livello di lettura morale di un film il cui vero obiettivo è rivedere la maniera in cui guardiamo altri video, quelli fatti con il cellulare che espongono le azioni violente della polizia. Il ragazzo è stato messo in punizione ingiustamente, chi l’ha visto dare un pugno (cioè il preside) non conosceva il contesto che lo ha generato e del resto nella volante della polizia lui stesso riprenderà con il cellulare la maniera in cui i due poliziotti trattano un barbone, non comprendendo che come la sua in realtà anche quella violenza ha un background, delle motivazioni e soprattutto la giustizia dietro. Ci tiene molto il film a questa lettura (non parlate male dei nostri poliziotti sulla base dei video fatti con il cellulare!), tanto che alla fine in un momento grottesco i protagonisti sopravvissuti faranno una strana “pace” con il cellulare.

È evidente che sono tutte imprese sovradimensionate per un film come 211 - Rapina in corso, che tuttavia dimostra almeno di saper fare il proprio dovere, di saper cioè mettere in scena dell’azione come si deve. Tutta la fase di guerra cittadina tra rapinatori e poliziotti, la storia che si svolge al suo interno e come i consueti luoghi comuni (Nicolas Cage poliziotto prossimo alla pensione con una figlia incinta che non sente da troppo tempo) trovano una freschezza forse non totale ma decisamente sufficiente. Soprattutto confermano un certo strano talento di Nicolas Cage per la scelta di ruoli coerenti e per la loro interpretazione con una stolida durezza che è ammirevole.

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