2067, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2020

Il regista Seth Learney propone con 2067, con star Kodi Smit-McPhee, un film dall'ottimo potenziale che non viene però sfruttato nel migliore dei modi

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Dall'Australia arriva 2067, film con cui il regista Seth Learney porta sugli schermi un mondo distrutto dai cambiamenti climatici che hanno causato sulla Terra una diminuzione drastica dell'ossigeno, oltre al diffondersi di nuove malattie e l'emergere di differenze sociali dalle conseguenze particolarmente negative.
Una possibilità di salvezza sembra però esistere: la Chronicorp è riuscita a costruire una macchina del tempo che potrebbe permettere di mettersi in contatto con i nostri discendenti. Dal futuro arriva però un messaggio: Mandate Ethan Whyte. Il protagonista interpretato da Kodi Smit-McPhee è sposato e sua moglie (Sana'a Shaik) è malata e nel suo passato ci sono degli eventi traumatici legati al padre. Il giovane decide però di intraprendere la missione, ritrovandosi così alle prese con una realtà dove non sembrano esserci altri esseri umani, situazione che rende la sua situazione davvero complicata.

La sceneggiatura di 2067 , presentato in Italia grazie all'edizione 2020 del Trieste Science+Fiction Festival, spreca l'occasione di costruire una visione distopica della realtà in grado di mantenere alta l'attenzione e offrire spunti di riflessione con dei dialoghi privi di spessore e situazioni prevedibili, complicando ulteriormente la narrazione con delle rivelazioni legate al passato che non contribuiscono in nessun modo a rendere significativi i concetti su cui si basa la storia.
A pagare maggiormente il prezzo di uno script delineato a grandi linee sono Ryan Kwanten, alle prese con dialoghi a "effetto" solo sulla pagina, e Aaron Glenane nella parte del padre del protagonista, un personaggio che appare totalmente irrilevante nonostante le spiegazioni proposte nell'epilogo della storia.

Smit-McPhee fa quel che può con la parte di un improbabile eroe che cerca di superare i propri traumi, tuttavia il giovane attore non aggiunge carisma o personalità alla figura di Ethan.
A livello visivo 2067, anche grazie alla fotografia firmata da Earle Dresner, regala una rappresentazione del mondo caratterizzata da un'atmosfera molto suggestiva, elemento che risulta però uno dei pochi punti di forza del lungometraggio che attinge a classici sci-fi come L'esercito delle 12 scimmie e al tema dei viaggi del tempo provando ad aggiungere un approccio in cui la tematica ambientale è centrale, raggiungendo però solo in parte il proprio obiettivo.

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