2012 - La recensione

Come previsto dalla profezia dei maya, il mondo sta per affrontare eventi apocalittici e in grado di decimare l'umanità. Megapolpettone catastrofico in puro stile Emmerich, che diverte poco e annoia moltissimo...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo2012RegiaRoland Emmerich
Cast
John Cusack, Amanda Peet, Chiwetel Ejiofor, Thandie Newton, Oliver Platt, Woody Harrelson, Danny Glover
Uscita13 novembre 2009La scheda del film

Cosa ci si può aspettare da una pellicola come 2012? Ovviamente, tanto spettacolo e momenti ultracatastrofici, come ci hanno fatto capire benissimo trailer e clip varie. Il problema è però come riempire due ore e mezzo di pellicola (peraltro, durata folle e assolutamente ingiustificata, mentre si poteva facilmente tagliare). Servirebbero trama, storie, personaggi e soprattutto dialoghi, che invece sono il vero tallone d'achille di tutta l'operazione.

Perché ovviamente tanta critica si scaglierà contro l'eccesso di effetti speciali (peraltro discreti, ma non eccezionali come mi sarei aspettato), quando poi è l'eccesso di dialoghi imbarazzanti/imbarazzati a dare veramente fastidio. Perché a tutto c'è un limite. Insomma, va bene il solito terzomondismo/ecumenismo emmerichiano da operetta o dei personaggi che più stereotipati non si più (e soprattutto pochissimo avvincenti), peraltro messi assieme in maniera lisergica. Ma poi è veramente dura doversi sorbire certi scambi di battute (per due ore e mezzo, scusate se lo ripeto), che distruggono qualsiasi speranza di interesse.

Si dirà che anche altri prodotti di Emmerich sono così. Però, per l'esempio più semplice e recente (L'alba del giorno dopo) si può tranquillamente parlare di film più corto e interessante (i protagonisti erano nettamente migliori). E Independence Day ovviamente aveva un vantaggio enorme, ossia un nemico da affrontare e sconfiggere. Qui? Poco di interessante, soprattutto perché (come in altre pellicole catastrofiche poco riuscite) è difficile provare qualcosa per i personaggi. E se non funzionano quelli, la solita retorica di questo regista diventa insopportabile.

Prendiamo i due filoni principali della storia. Da una parte, c'è il personaggio di John Cusack (assolutamente sprecato, cosa che è ai limiti della bestemmia) e la sua famiglia che rappresenta chiaramente l'elemento camp. E' indubbio che in diverse occasioni le loro (dis)avventure siano divertenti nella loro assurdità. Ma che bisogno c'era di farli scampare sempre per un pelo a qualsiasi pericolo? Insomma, alla ventesima strada che si apre a pochi centimetri da loro e al cinquantesimo palazzo che sfiorano mentre sta crollando, la sensazione più probabile è la noia.

Ma con le vicende presidenziali/istituzionali andiamo ben più in là. Perché di questi presidenti nobilissimi e sempre pronti al sacrificio è quasi impossibile non averne le scatole piene, così come dell'idealista di turno che si pone problemi morali poco realistici. E' qui che la pesantezza dei dialoghi raggiunge vette hymalaiane.

In tutto questo, non mancano comunque momenti talmente trash da diventare (magari anche volontariamente, con Emmerich tutto è possibile) quasi surreali. Per noi italiani, sarà impossibile dimenticare la scelta del nostro premier (in cui è venuta giù la sala dalle risate), ma anche certe vicende dei personaggi russi sono memorabili.

se c'è comunque una cosa utile di questo film, è dimostrare senza ombra di dubbio la stupidità del cospirazionismo. Qui abbiamo un piano 'segreto' che coinvolge complessivamente milioni di persone, ma che in qualche modo non trapela. Certo, come no. E la cosa bella è che questo piano straordinario in realtà fa acqua da tutte le parti (il modo di portare le persone in salvo non ha senso ed è complicatissimo), tanto che alla fine emerge un problema che è talmente ridicolo da sembrare quasi una presa in giro.

La cosa interessante è che Emmerich è forse uno dei pochi registi che crede ancora nel potere di stupire del cinema. Forse, in questo caso, ci ha creduto fin troppo, con risultati francamente sconfortanti...

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