1993 – La Serie, episodio 5 e 6: la recensione

La nostra recensione al quinto e al sesto episodio di 1993 - La Serie

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E' l'affascinante Sergio Cusani di Stefano Dionisi il personaggio più importante del penultimo blocco di episodi di 1993 prima del gran finale di seconda stagione previsto per la settimana prossima. Cusani, ragioniere e contabile della maxitangente Enimont, sembra l'unico di questo gruppo di anime in pena sempre meno dipendenti dal pene (gli uomini non lo fanno quasi più in 1993) ad avere una motivazione solida come il marmo: il sacrificio. Spietato circa la drammaturgia della vita (“Le vittime sono immobili. I colpevoli sono dinamici, possono cambiare, redimersi. Sono più interessanti”), imperscrutabile per Di Pietro (il pm non riesce a convincerlo nemmeno col whiskey) e dal sorriso spiazzante (che bravo Dionisi a estrarlo dal cilindro in quel modo), stringerà un sodalizio a San Vittore con quel Leonardo Notte con cui ha molto in comune, dal passato nella sinistra extraparlamentare, alle buone letture, al conflitto con il padre.

Cusani è dunque il punto fermo, il totem marmoreo nel suo essere contemporaneamente chiarissimo ed enigmatico. Un centro narrativo scelto dai bravissimi sceneggiatori Fabbri, Rampoldi e Sardo attorno al quale girano vorticosamente le anime dannate di episodio 5 e 6. Notte affronta il carcere e la richiesta di omicidio (ne uscirà in modo brillante... grazie a una riflessione di Cusani!), le sorelle Castello riscoprono per un attimo loro stesse (Veronica grazie allo scrittore Davide e Giulia grazie a Indro Montanelli), il leghista Bosco impara finalmente a fare politica (per aiutare il papà ricattato dagli strozzini esigerà il premio di un suo tradimento del passato e in più “sedurrà” il senatore Miglio per proteggersi dalle ire di Bossi), mentre Pastore diventa egli stesso la vittima di quel famigerato spot Aids (dopo un trip da LSD), non riconosce nel Dracula di Coppola una storia d'amore e continua a indagare sulla malasanità concentrandosi su De Lorenzo. Mentre le bombe della mafia esplodono a Milano, Firenze e Roma (continuano a invocare un nuovo interlocutore dopo la fine della Dc)... attenzione massima al mafioso da salotto Brancato: come mai canticchia gli 883 guardando la tv? E perché confessa struggimenti intimi in seno alla sua collocazione mafiosa a una “Bibi” Mainaghi con sempre meno battute (la Falco in questa seconda stagione, praticamente, non c'è più)?

Non è che gli autori della serie ci stanno anticipando una scelta morale di Brancato attraverso queste zoomate nel suo intimo? Chiudiamo su Notte. Sempre lui. Leonardo è l'anima nera di tutta la serie. L'intellettuale nichilista. Il compagno (come tanti) che passa con Berlusconi. C'è uno scontro con il Cavaliere una volta uscito di galera. C'è un ritorno a sinistra. Ma come mai pensiamo che il buio e il fascino del Cavaliere Oscuro, ancora una volta, lo irretiranno in episodio 7 e 8?

Tra una settimana sapremo se la notte di Leonardo vedrà la luce o diventerà ancora più fonda, fredda e sola.

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