1993 - La Serie, Episodio 1 e 2: la recensione
La nostra recensione dei primi due episodi di 1993 - la Serie
"Cosa importa se muoio?" dice Leonardo Notte citando la celebre reazione di Georges Jacques Danton alla lettura di condanna alla ghigliottina impartitagli dal Tribunale manovrato dall'ex amico Robespierre in quella Francia postrivoluzionaria dove il Terrore avrebbe preso il sopravvento su idealismi e amicizie del passato. 1993, seconda stagione della serie tv più nichilista, sexy ed elettrica del palinsesto italiano, comincia così. C'è ancora Giuseppe Gagliardi dietro la macchina da presa e i formidabili Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo alla sceneggiatura. Che scrittura intelligente. Che immagini tenebrose. Mentre il direttore della fotografia Michele Paradisi fa sempre più il Gordon Willis de Il Padrino, circondando i personaggi di un'oscurità che puoi quasi sentire insinuarsi nell'anima, assistiamo nei primi due episodi della serie Sky a un riaccendersi nervoso delle linee narrative conclusesi il 21 aprile 2015 sulla rete a pagamento e questo 7 febbraio 2016 su La7.
E la “Bibi” Mainaghi della tanto discussa Tea Falco? Contenuta e meno esposta degli altri in questi due primi episodi, intrappolata in villa tra un fratello fuori di testa e il mellifluo mafioso installatosi in soggiorno del grande Gaetano Bruno. Questi due episodi, letteralmente, volano. Ma le ali sono nere e 1993 è un drago che si libra in cielo pronto a mangiarci il cuore dopo averci fissato, a lungo, con occhi di ghiaccio. Impressionante Gigi Marzullo nei panni credibilissimi di un se stesso di 24 anni fa (corredo genetico pazzesco per il nostro Gigi nazionale) pronto ad intervistare Veronica Castello a “Mezzanotte e dintorni” (bellissima scena). Il Pds è già pronto a fare la figura del partito di geniali presuntuosetti già convinti di vincere rappresentati, ovviamente, da D'Alema (Vinicio Marchioni, diciamo, lo ingentilisce) mentre i vecchi intellettuali maître à penser (l'Alberto Muratori chiaramente ispirato al compianto Giovanni Sartori) paiono facilmente ricattabili da un Notte, come sempre, senza scrupoli. E quelle bombe della mafia evocate anche da Lo chiamavano Jeeg Robot... sono pronte per esplodere colpendo un soggetto ben più mitologico dei politici ovvero colui che Gene Gnocchi già chiamava a fine anni '80 dentro lo show “Emilio”: “Maurizio Costanzo Show”.
Dopo aver visto questi primi due episodi... condividiamo il suo ottimismo.