1981: Indagine a New York, la recensione
Inesorabile, duro e con un senso di futilità raro, 1981: Indagine a New York è gemello di All is Lost: pieno di attori e di parole ma con la stessa tenacia
La storia, che in originale ha il bel titolo A most violent year, è ambientata non senza conseguenze nell’anno del titolo italiano e non nel presente, con il fine di mettere alla prova un imprenditore attivo nel settore petrolifero. Si chiama Abel Morales, è un immigrato che ha fatto fortuna con le sue sole forze ma al cartello dei grandi del petrolio non piace tutta questa concorrenza e comincia a mettergli i bastoni tra le ruote. L’idea principale, bella e potente, è che la maniera in cui i poteri forti si oppongono a Morales non prende una via politica ma quella pratica della paralizzazione dei suoi affari, dirottando i suoi camion che trasportano petrolio. Da qui parte una spirale di orrenda violenza, perché Morales arma i suoi camionisti e in una scena molto bella specie per gli ambienti in cui finisce, addirittura insegue personalmente i dirottatori.
E qui sta proprio il passo in avanti rispetto a All is lost, perché accanto alla tenacia di Abel Morales c’è anche ciò contro cui si scontra: un incredibile muro di indifferenza e un senso continuo di futilità che circonda le sue corse, le sue decisioni e la sua inarrestabile e quieta cocciutaggine. Non si arrende alle angherie dei più potenti Morales, è pronto a tutto eppure, anche nelle sue vittorie sembra uno sconfitto. Il perché di tutto ciò è un oceano di idee e sensazioni diverse che stanno nella testa di ogni spettatore.