1923 la serie (prima stagione): la recensione

1923 è il secondo spinoff di Yellowstone e, proprio come il suo predecessore, è un altro epico racconto di una nuova generazione di Dutton

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La recensione di 1923, la serie la cui prima stagione è disponibile interamente su Paramount+

Che 1923 non sia una serie qualsiasi lo testimonia la presenza di Harrison Ford (al suo debutto come protagonista in una serie TV) e di Helen Mirren, persino troppo qualificata per il ruolo di Cara, la moglie del personaggio interpretato da Ford, ma non poteva essere altrimenti, considerato che Taylor Sheridan è ormai da qualche tempo la rivelazione di Hollywood con cui tutti sembrano voler lavorare, nonostante i suoi show ed in particolare Yellowstone ed i suoi spinoff siano stati definiti "conservatori", "serie repubblicane" o "il Trono di Spade degli stati rossi", cioè gli stati a maggioranza repubblicana.

A prescindere da dove arrivino le critiche, alcune delle quali sono anche puntuali, la verità è che il franchise creato da Sheridan è innegabilmente accattivante e riesce sempre a catturare l'attenzione del pubblico, cosa che accade anche con 1923, il secondo spinoff della nave madre Yellowstone, che al momento naviga in acque molto tempestose, e la cui voce narrante è sempre quella di Elsa, la sfortunata protagonista di 1883 interpretata da Isabel May.

LA GUERRA DEI DUTTON

Elsa: "La violenza ha sempre perseguitato questa famiglia".

Ambientata 40 anni dopo lo spinoff che la precede, 1923 racconta la storia di Jacob Dutton (Ford), il fratello maggiore James (Tim McGraw di 1883) e della moglie Cara (Mirren) che, giunti in Montana dietro richiesta di Margaret (Faith Hill), divenuta ormai vedova, prendono le redini dello Yellowstone e crescono Spencer (Brandon Sklenar) e John (James Badge Dale) come fossero figli loro, con quest'ultimo che, da adulto, prende il ruolo che è stato del giovanissimo Audie Rick nella serie precedente.
John ora ha un figlio di nome Jack (Darren Mann), nato e cresciuto in Montana, in procinto di sposarsi con la giovane Elizabeth Strafford (Michelle Randolph) una donna che non sembra esattamente preparata per la dura vita della moglie di un ranchero, ma che anche disposta ad imparare sotto la guida di Cara.

Se la battaglia vinta, con più di qualche compromesso, da James e Margaret in 1883 è stata quella di essere riusciti a fondare il ranch che tanto sognavano per la propria famiglia, quella della generazione successiva sembra persino più impegnativa, conservarne la proprietà, soprattutto quando bisogna affrontare una pandemia di Spagnola, la Grande Depressione che minaccia l'economia del Montana e dell'intero paese, una biblica invasione di locuste, ma soprattutto la siccità che conduce ad uno scontro aperto con gli allevatori irlandesi di pecore giunti in Montana e guidati dal loro leader Banner Creighton (Jerome Flynn), che faticano a rispettare le regole imposte dalle leggi dello Stato e lottano con gli allevatori come i Dutton per conquistare i pascoli migliori, per non condannare a morte il loro gregge. A sostenere la loro lotta degli irlandesi arriverà anche il personaggio di Donald Whitfield, interpretato da Timothy Dalton, un magnate che intende impossessarsi della terra di Jacob e che insegnerà in particolare a Creighton a combattere sporco, ma con metodi molto più subdoli e pericolosi della sfida aperta che l'allevatore aveva già lanciato contro i Dutton, sostenuti in gran parte dalla comunità e dallo sceriffo della loro cittadina.

Il granitico Harrison Ford, inutile dirlo, è perfetto nel ruolo del patriarca della famiglia, persino con il suo costante rigido cipiglio, che lo rende molto meno accessibile della moglie Cara il cui carisma, come abbiamo già accennato, sembra quasi esplodere in un ruolo quasi troppo stretto per lei.

LA STORIA DI SPENCER

Mentre in 1923, in Montana, si combatte e si muore (non mancano infatti nello show colpi di scena davvero sorprendenti ed inaspettati) per difendere la terra, esattamente come accade ai giorni nostri in Yellowstone, bisogna spostarsi negli incredibili spazi dell'Africa per ritrovareil più giovane dei Dutton, Spencer, un veterano della I Guerra Mondiale che soffre di disturbo post traumatico da stress in un'era in cui non si sapeva nemmeno cosa fosse e che si è allontanato dalla sua famiglia per guadagnarsi una (meritata) fama di impeccabile cacciatore, in un ruolo da eroe silenzioso che lo fa assomigliare incredibilmente a molti dei ruoli interpretati da Ford, senza tuttavia la sua ironia.

Il ruolo di Spencer per la serie non è meno importante di quello di Jacob e Cara e pur rappresentando il cliché dell'eroe indomito e di poche parole, funziona in maniera quasi impeccabile, sicuramente grazie alla sua presenza sullo schermo, ma anche e soprattutto quando è affiancato dal personaggio di Alexandra (Julia Schlaepfer), una giovane e ribelle nobile inglese che deciderà di fuggire con lui per allontanarsi da una vita e da un matrimonio che non ha mai davvero voluto e buttarsi così nelle braccia dell'uomo che la vita sembra aver riservato per lei, ma anche di quello di un destino incerto ed a tratti particolarmente minaccioso anche a fronte della sua epica storia d'amore.
L'alchimia tra Sklenar e la Schlaepfer è incontestabile e molte delle scene tra i due sono tra le più travolgenti di 1923, così come il loro viaggio dall'Africa al Montana, per andare in aiuto alla famiglia di lui, è pieno di pericoli e sorprendentemente lungo, il che aggiunge una sorta di realistica frustrazione alla narrazione.

LA STORIA DI TEONNA

Dove 1923 a volte inciampa è forse nella storia dedicata a Teonna Rainwater (Aminah Nieves), pur essendo evidente come questa particolare trama intenda denunciare quanto realmente accaduto negli Stati Uniti tra la fine del Diciannovesimo e l'inizio del Ventesimo Secolo quando il Governo americano finanziò la formazione di scuole per Nativi Americani al fine di fargli assimilare la cultura occidentale, il che divenne, proprio come mostrato nella serie attraverso il brutale comportamento di personaggi come la sadica sorella Mary (Jennifer Ehle) ed il terrificante padre Renaud (Sebastian Roché), una scusa legalizzata per brutalizzare giovani menti strappandole dalle proprie famiglie e fiaccandone con la violenza lo spirito.

Come vediamo in 1923, gli studenti di queste scuole non erano infatti autorizzati ad indossare i propri vestiti, a parlare la propria lingua o tantomeno professare la propria religione e dopo aver trascorso fino anche 10 anni in queste scuole lager, una volta tornati in seno alla propria comunità faticavano a reintegrarsi con la loro cultura di origine, il che li condannava ad una sorta di vita in un limbo tra due vite diverse ed incompatibili.

La rappresentazione di tutto questo, in 1923, è brutalmente veritiera, spesso difficile da guardare, ma non è questo il problema della storia di Teonna. Il vero difetto è che in una serie così intensamente legata alla storia della famiglia Dutton, almeno in questa prima stagione, non vi è alcun cenno di un legame logico e narrativo tra Teonna ed i protagonisti dello show, il che sembra relegare quasi le vicende della giovane e coraggiosa nativa americana ad una sorta di esercizio di stile, di tassa pagata dagli autori o passaggio obbligato al fine di affrontare un argomento socialmente o culturalmente rilevante per elevare il livello della narrazione, rendendo la serie più attuale e meno "conservatrice".

Detto ciò la rete pullula di teorie sul legame che in realtà il personaggio abbia con i protagonisti di Yellowstone, di cui Teonna potrebbe essere un'antenata, da Jamie, il figlio adottivo del John Dutton di Kevin Costner a Monica, la moglie Kayce.

1923, il secondo spinoff di Yellowstone, ha debuttato in Italia, su Paramount+ il 12 febbraio 2023.

Trovate tutte le notizie nella nostra scheda.

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