Gotham 2x10, "The Son of Gotham": la recensione
Ecco la nostra recensione del decimo episodio della seconda stagione di Gotham, intitolato "The Son of Gotham"
Gordon e la polizia di Gotham iniziano a indagare su alcuni omicidi sparsi per la città e ben presto si rendono conto che coinvolgono il nome di una setta: "Sacro Ordine di San Dumas". Ne avevamo già sentito parlare in uno dei primi episodi di questa stagione grazie a Pinguino e alla sua scaltrezza nel voler fermare Galavan, cosa che ritornerà con coesione anche in questo episodio.
Gordon in concomitanza con gli omicidi da parte dei monaci si rende immediatamente conto che ogni cosa ha a che fare con Galavan. L'unica situazione che forse torna di meno è la rapidità con cui i misteri e gli enigmi per la città vengono risolti in breve tempo: aspettavamo con ansia il coinvolgimento della setta, non vorremmo vedere risolto il tutto grazie al magico aiuto di Harvey dietro la scrivania e lontano dalla telecamera solo grazie a qualche simbolo trovato misteriosamente qua e là.
Un'altra perla dell'episodio è lo scontro tra Tabitha e Alfred, i quali a suon di frusta e coltello si affrontano pesantemente nella casa di Galavan, all'interno di un ascensore e anche per strada, tutto per la difesa del caro Bruce da parte di uno scaltro e protettivo Alfred. Ricordiamo che in teoria Alfred è stato membro dei Britain's Secret Intelligence Service. Anche qui c'è una sorpresa inattesa, c'è ritmo e tutto torna, soprattutto la sfida tra i due, in primis perché è inaspettata e poi perché è coerente con quello che sta accadendo intorno.
Il mistero della setta dei penitenti, così soprannominata da Harvey, porta fino a sotto i tombini della città i due detective. Il sangue dei nove leverà via il peccato: nove sacrifici per ripulire Gotham dal veleno. E anche se Gordon si fa furbo con uno dei monaci della setta per cercare di capirci qualcosa di più sul legame con Galavan si percepisce nell'aria che qualcosa andrà storto. E infatti durante il verdetto finale in tribunale l'ex sindaco "codardo" James dichiara di non essere mai stato rapito da Galavan bensì da Pinguino: ecco forse il colpo di scena meno interessante e più scontato. La furia e la rabbia di Gordon lo porteranno ad essere ingannato e rapito al cospetto di Galavan che dopo il suo rilascio dimostra di aver in testa un piano molto più efficace di quello che ci si poteva aspettare: quest'ultimo evento è il respiro di sollievo dopo l'azione scontata dell'ex sindaco. Finalmente il gioco viene svelato, Galavan gli rivela tutto e definisce il suo nome attuale come una maschera, presentandosi come Dumas. Successivamente lo affronta in duello umiliandolo e rendendolo così un perdente disteso sul pavimento in attesa di essere giustiziato.
Morale della favola: Bruce ha un nome, ma ha anche l'amore che piano piano sboccia e funziona bene nella serie. La frase chiave la dice Selina nel bel mezzo dell'episodio: "i migliori bugiardi dicono sempre la verità". Questo legame è uno dei migliori in termini di costruzione, e tassello dopo tassello si mostra frizzante agli occhi del telespettatore. Lee ha sempre più difficoltà con Gordon, che sempre più confuso e distante fa di tutto per allontanarla. Nigma e l'alleanza con Pinguino portano per il momento sketch esilaranti all'interno dell'atmosfera tesa. C'è la setta del Sacro Ordine di Saint Dumas che aspettavamo da tempo, e anche se la rapidità nell'introduzione disturba un pochino, l'introduzione stessa comunque porta mistero alla vicenda.
Gli schieramenti sono fatti.
Nel finale Galavan va dal cosiddetto "figlio di Gotham", ossia Bruce Wayne, per completare la sua vendetta o redenzione. Pinguino raggiunge e salva Gordon solo per conoscere la posizione precisa di Galavan per potersi così vendicare definitivamente della morte della madre, il tutto grazie all'aiuto di Gabe. Vendetta e sangue fanno da sfondo a un episodio che in teoria poteva benissimo essere filler, ma che in realtà regge da solo portando lo spettatore ad attendere con ansia gli eventi del midseason finale.