Torino 33 - Love & Peace, la recensione

Uno dei 5 film girati quest'anno da Sion Sono, Love & Peace, è uno strano esperimento di grottesco e ironia che rimarca con froza i grandi temi dell'autore

Critico e giornalista cinematografico


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A una prima occhiata Love & Peace sembra la deriva di Sion Sono verso Takashi Miike, cioè verso un cinema furioso e demenziale, che scappa dalla logica nel senso stretto e abbraccia l’umorismo caotico e anarchico. In realtà è una versione solo più ironica dei suoi soliti film e della disperazione dei suoi personaggi.

Detto in parole povere il film racconta di un impiegato derelitto, preso in giro da tutti, remissivo e insoddisfatto, un complessato che sogna di diventare una rock star dal suo appartamento e, trovata una tartarughina di mare, affida a lei i propri sogni. Questa si perderà, finirà nelle fogne e lì troverà una comunità di oggetti e animali perduti, resi parlanti da un barbone dotato di caramelle magiche. Per un errore a lei sarà data la caramella che fa avverare i desideri e non quella per parlare, così la vita del suo ormai ex padrone comincerà a cambiare.

Quello che separa Love & Peace dalle equivalenti follie di Takashi Miike è proprio l’assenza di un sottofondo anarchico e la preferenza per un universo nichilista e romantico, in cui i sentimenti più commoventi procedono verso il dolore. Nonostante la commedia e l’ironia esilarante Love & Peace non intende solo prendere in giro tutto e tutti, massacrare di grottesco la società ma soprattutto i singoli, vuole anche raccontare la potenza devastante dei desideri inappagati. In questa storia a Sion Sono interessa soprattutto il dolore di stomaco del protagonista (che pare uscire da Tsukamoto), gli interessa il bellissimo finale da kaiju eiga che rispecchia l’inizio nel modellino, cioè la dimensione mostruosa delle aspirazioni, la mostrificazione delle parti recondite dell’uomo.

Già Himizu aveva dimostrato la capacità di Sion Sono di sintetizzare in un’immagine la sofferenza umana e personale (due genitori che addobbano in salotto una ghigliottina come un albero di Natale, preparandola per il figlio) ora, sempre sfruttando il Natale manipola un genere popolare per rispondere alle medesime domande retoriche. Infatti in Love & Peace c’è uno straordinario paradosso natalizio che pare la pietra tombale su qualsiasi possibile serietà e invece rilascia sprazzi di dolcezza, una comunità di reietti comandata dal gatto Broncio, oggetti abbandonati che fanno festa di giorno ma di notte parlano nel sonno chiedendo tutti di essere ripresi dai propri padroni, esprimendo un desiderio collettivo insoddisfatto.

Perché nei film migliori di Sion Sono la questione irrisolta è sempre la stessa, l’atroce vessazione della società sull’individuo, qualsiasi genere, qualsiasi trama e qualsiasi svolgimento nelle sue mani sì chiedono quello. Come un dialogo in cui le bocche pronunciano dei suoni ma la voce dice qualcos’altro.

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