11.22.63 1x01, "The Rabbit Hole": la recensione
La nostra recensione del primo episodio di 11.22.63, la serie di Hulu con James Franco
Il professore di letteratura Jake Epping si divide tra studenti distratti e corsi di scrittura per adulti mentre la sua vita privata va a rotoli. Un giorno il suo ristoratore di fiducia Al Amberson esce dal retrobottega quasi in fin di vita, mentre Jake sta ancora finendo il suo pranzo, servitogli poco prima dallo stesso Al in perfetta forma. Come è possibile? Jake si ritrova allora a ricevere un segreto formidabile e pericoloso: la dispensa del diner è un portale temporale che Al chiama “rabbit hole”, e che conduce dritto nel 1960, sempre nello stesso giorno d’estate e alla stessa ora. Come la tana del Bianconiglio di Alice, anche questo passaggio dalle proprietà meravigliose porta in realtà pericoli e sconvolgimenti.
Jake passerà dall’incredulità al rifiuto, al rovello notturno, prima di decidere di raccogliere il testimone dell’impresa lasciata dall’amico. Alla fine oltrepassa la soglia, armato degli appunti e dei consigli di Al, e si trova in un mondo uguale e diverso. Un punto di forza della serie è certamente l’ottima resa dell’atmosfera di profonda tensione sottesa alla quotidianità superficialmente accogliente e innocua, laccata e cosparsa di sorrisi degli anni Sessanta nordamericani. Ma fin da subito Jake ne sperimenta violenza e ambiguità: nonostante il training di Al, Jake è giustamente spaesato, e vederlo inciampare in diversi errori (troppa disonvoltura con i soldi, sbagli con nomi e comportamenti) contribuisce a rendere credibile il senso di minaccia che sembra incombere costantemente su di lui. Anche perché l’impresa che si è preposto non è delle più innocue, e rispettare le direttive di Al comporta sfidare le forze dell’ordine, loschi figuri e persino la CIA, all’inseguimento di potenti misteriosi che muovono nell’ombra pedine di importanza capitale per gli equilibri del pianeta come l’ha conosciuto Jake. Le questioni di cosa e quanto sia moralmente accettabile cambiare la realtà in nome di una presunta percezione del bene sono chiaramente dietro l’angolo, in attesa di svilupparsi nel corso degli otto episodi.
Riuscirà Jake a trovare aiuto in qualcuno di quei sorrisi di circostanza, o sarà condannato a imprese solitarie? Avrà davvero, alla fine, rinunciato al cambiare la Storia, per storie più piccole ma, nel suo mondo, altrettanto rilevanti?
Alla fine di “The Rabbit Hole” si è conquistati dai molteplici livelli di mistero, che infondono sia il plot politico, sia gli inquietanti presagi, che certamente seguiranno Jake e i suoi spostamenti in cerca di eventi da “aggiustare” in giro per l’America.