Smile 2, la recensione: un sequel che supera l’originale in ambizione e terrore

Nel secondo capitolo della saga di Smile, Parker Finn amplia l'universo della maledizione con un cast più ricco e una storia più ambiziosa

Condividi

Il dibattito ora è: era meglio il primo con protagonista la Dottoressa Rose Cotter o questo sequel con al centro la Popstar Skye Riley?

Stiamo parlando di Smile 2 di Parker Finn, horror semplice con al centro un mostro lento come It Follows (2014), interpretabile da mille attori (ognuno può diventare la creatura se qualcuno gli/le passa la maledizione), senza make-up complesso o battutone per forza memorabili. È il “sorrisone” che conta.

Parker Finn ha creato dunque un franchise e non intende fermarsi. In questo secondo capitolo incontriamo di nuovo la maledizione del film del 2022: se assisti a un atto di puro autolesionismo da parte di qualcuno posseduto, poi quello spirito sardonico si trasferisce in te con incubi e istigazioni al suicidio. E sono dolori e “sorrisoni”, perché “esso” si manifesta con l'esagerata espressione di contentezza che mostrerebbe anche un Joker. Stavolta la malcapitata è una cantante con parecchi traumi legati al passato (lo spirito è attratto da essi?), in cerca di riaffermarsi come popstar. Il suo nome è Skye Riley ed è interpretata dalla brava Naomi Scott. È circondata da pressioni, sensi di colpa, ricordi di ex defunti, una madre manager impegnativa, dipendenza droghereccia e tanti “sorrisoni” falsi che potrebbero nascondere il demone (ottima idea giocare sull'ipocrisia dell'industria musicale). Parte a questo punto un horror più costoso del primo Smile (28 milioni di dollari rispetto ai 17 dell'opera prima), più ambizioso in termini di saga, con una sceneggiatura più articolata rispetto al film del 2022.

Sì: questo sequel è meglio. Soprattutto torna su un concetto su cui sta lavorando l'elevated horror da anni. Basta “final girl” e dentro la “real woman”, laddove per real si intenda un soggetto sociale meno archetipo e più concreto storicamente, calato dentro problemi realistici collegati alla figura femminile. Ti West e Mia Goth hanno realizzato una maestosa trilogia partendo da questo concetto con X (2022), Pearl (2022) e MaXXXine (2024). Anche Parker Finn fa parte del movimento. La Popstar Skye Riley è un personaggio più sfaccettato e interessante rispetto alla Dottoressa Rose Cotter.

La sensazione è che il demone che possiamo ribattezzare “sorrisone” abbia appena cominciato la sua saga. Se Parker Finn sarà in grado di proseguirla con coerenza e idee interessanti, lo capiremo probabilmente dal terzo, ineluttabile, capitolo del franchise.

Continua a leggere su BadTaste