Total Recall - Atto di Forza, la recensione
Nonostante i passi in avanti fatti dagli effetti visivi in questi anni, il nuovo Total Recall sembra più vecchio del precedente Atto di Forza...
Sono passati ventidue anni da quando Paul Verhoeven firmò uno dei suoi film hollywoodiani di maggiore successo. Sembra ieri, ma effettivamente non lo è, e nell’epoca in cui di Spider-Man si fa un “reboot” a distanza di dieci anni, possiamo aspettarci un remake a una così breve distanza di tempo.
Detta così, a grandi linee, la storia dei due Total Recall (in Italia il primo fu tradotto con il titolo di Atto di forza) sembra percorrere lo stesso canovaccio. E in parte è così, anche se cambiano molti dettagli e personaggi, oltre che l’approccio stesso verso la storia raccontata.
In generale però la vera pecca di questo (nuovo) film è la totale assenza di ironia. Tutto è preso tremendamente sul serio, non c’è un bagliore di luce finché non si è prossimi ai titoli di coda, ci si spara, ci si prende a calci, ci si ammazza, ci si insegue e così via, senza mai dare un po’ di respiro alla storia. Wiseman gira bene alcune sequenze, in particolare il primo inseguimento tra le baracche cittadine (che ricorda tanto quelli di L’incredbile Hulk con Edward Norton tra le favelas brasiliane e di Matt Damon in The Bourne Ultimatum), ma sovraccarica di azione le sue quasi due ore di pellicola, finendo spesso con l’annoiare.
Il doppio finale poi ha un gusto insopportabilmente retrò, da film che non ce la fanno proprio a terminare e basta, devono sempre metterci dentro un improbabile colpo di coda.
Sarà che Schwarzenegger sembrava il protagonista perfetto per un film del genere, ma Colin Farrell sembra caduto per caso all’interno della storia, sempre in balia degli eventi, più di quanto la sceneggiatura già non faccia, e mai coscientemente dentro la storia. Se il primo Atto di Forza riusciva ad essere un thriller che scopriva le proprie carte a poco a poco, questo remake brucia subito i suoi assi nella manica (già il sogno del prologo racconta il 90% della storia) dando pochi spunti di interesse a chi, anche se non avesse visto il film con Schwarzy, volesse capire cosa si nasconde dietro al misterioso passato del protagonista. Il risultato è un film che nonostante i passi in avanti fatti dagli effetti visivi in questi anni, sembra più vecchio del precedente, incapace di trovare una propria via narrativa che non sia quella dell’uno contro tutti-sparatutti che tanto contraddistingue molti videogiochi di oggi. Peccato.