La stanza, la recensione
Le ambizioni ci sono anche in La stanza ma una buona regia non è mai supportata da una scrittura all'altezza di quegli obiettivi
LEGGI: The Nest (Il Nido): siamo stati sul set dell’horror italiano estivo e già quello ci ha messo paura!
LEGGI: Il legame, la recensione
In questo modo anche il buon tono che l’inizio sembra promettere si esaurisce in fretta e ci mettiamo moltissimo a capire di cosa parli questa storia. Un tempo che non è mai riempito di eventi o almeno tensione, lo scopriamo senza che il lento svelamento sia un piacere e senza che sia alimentato dalla suspense. Un uomo arriva in una specie di locanda/hotel/BnB proprio mentre la proprietaria si sta per suicidare, lui impone la sua presenza e cerca di socializzare. Quali siano i problemi è un mistero ma è chiaro che nella casa c’è anche un figlio, non proprio piccolo, che passa le giornata chiuso nella sua stanza. Chiuderà il cast il marito e padre (quando arriverà). Cosa leghi i personaggi e motivi il nuovo arrivato è il punto di tutto. Ci arriveremo tardissimo ma soprattutto una volta spiattellato (rigorosamente a parole!) sarà tutto così assurdo e fuori dal genere che fino a quel momento La stanza aveva proposto da suonare fuori posto. In parole povere gli sceneggiatori non riescono a costruire la credibilità di quella svolta, che invece visivamente forse poteva reggere.
Difficile, dopo così tanti minuti in compagnia di personaggi che ci hanno spiegato tutto di sé e non hanno fatto che ripeterlo e ripeterlo, avere un po’ di empatia verso di loro quando il gran finale introdurrà un po’ di azione e tirerà le somme.