Coma, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2020

La recensione di Coma, film sci-fi diretto da Nikita Argunov, che propone una struttura visiva affascinante non supportata da una narrazione all'altezza

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Nikita Argunov compie il suo esordio alla regia, dopo una lunga esperienza nel campo degli effetti visivi, con Coma, un progetto - presentato al Trieste Science+Fiction 2020 - che colpisce proprio con le immagini riuscendo a mettere in secondo piano una sceneggiatura poco solida e con più di un passaggio a vuoto dal punto di vista narrativo.

L'avventura portata sul grande schermo dal filmmaker russo prende il via nel momento in cui un giovane achitetto (Rinal Mukhametov) si risveglia ritrovandosi improvvisamente in un mondo distopico dove viene accolto da un gruppo di sconosciuti che lo mettono in salvo attraversando spazi incredibili in continua evoluzione e in cui le leggi della fisica non sembrano esistere. Il ragazzo scopre così che questo mondo è abitato da persone che nella realtà sono in coma e ogni dettaglio nasce dai ricordi e dai pensieri di chi si trova in questo stato a metà tra la coscienza e la morte. Chi si trova in questa versione originale del limbo deve inoltre combattere contro delle entità oscure che stanno costantemente "consumando" il mondo e gli abitanti che vengono a contatto con loro.
Da quel momento la sceneggiatura ideata da Argunov, in collaborazione con Aleksei Grawitski e Timofei Dekin, prova a introdurre un ormai consueto progetto malvagio, una storia d'amore abbozzata a grandi linee e una spettacolare lotta per la sopravvivenza. Il risultato finale non è dal punto di vista narrativo all'altezza della spettacolarità delle immagini che, fin dalle prime sequenze, sembrano ispirate a opere pittoriche grazie alla capacità di mostrare città in decadenza, elementi architettonici che diventano quasi fluidi e scene d'azione di grande impatto.

Coma unisce gli elementi sci-fi a un leggero approccio scientifico per provare a esplorare le potenzialità della mente umana. Il finale un po' affrettato non aiuta a sostenere la struttura complessa e ambiziosa, tuttavia il livello visivo davvero alto, raggiunto dopo le esperienze di Argunov in progetti come Guardians, mantiene la capacità di intrattenere e intrigare alla base del film.Argunov, nonostante sia alla sua opera prima, dimostra di essere in grado di gestire un action movie dalle caratteristiche sci-fi senza molte difficoltà dal punto di vista tecnico, faticando leggermente nello sviluppo del racconto, ma costruendo un'opera dal buon potenziale e che rappresenta un ottimo biglietto da visita a livello internazionale per un filmmaker emergente.

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