Benny Loves You, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2020
Un peluche tanto adorabile quanto letale è al centro della folle trama di Benny Loves You, un progetto indipendente che regala una ventata di divertimento molto dark
Jack (Karl Holt), dopo la morte dei genitori, deve vendere la casa dove è cresciuto e iniziare una nuova vita. Tra gli oggetti che decide di gettare c'è anche il coniglietto di peluche Benny, con cui è cresciuto e ha trascorso molti momenti importanti. La sua scelta però ha delle conseguenze inaspettate quando il giocattolo prende vita e decide di proteggere Jack e il rapporto che li lega a tutti i costi, dando il via a una catena di morti e a uno spargimento di sangue senza paragoni.
Dopo un inizio in cui la recitazione approssimativa e la qualità visiva non eccelsa, a causa dei limiti produttivi, suscitano qualche perplessità, entra in scena la vera star del film: Benny, un animale di peluche che sembra nato dall'unione dei protagonisti di Sesame Street e Uan di Bim Bum Bam. Da quel momento in poi il lungometraggio prende una svolta totalmente folle, irresistibile, sanguinolenta e talmente sopra le righe che non può che avere effetti esilaranti.
Il giocattolo è più letale di ogni bambola assassina apparsa in precedenza sugli schermi, ma è anche maggiormente adorabile e il contrasto tra il suo aspetto così innocente, le intenzioni comunque "buone", in fondo Benny ti vuole bene, e la scia di crimini efferrati e momenti splatter dà vita a una formula incredibilmente efficace nel divertire e intrattenere.
Karl Holt porta avanti una storia che scivola via rapida sfruttando elementi poco originali ma ben gestiti come poliziotti incapaci, un amore improbabile, colleghi di lavoro talmente odiosi che speri incontrino sulla propria strada Benny, rischi a ogni svolta che venga incastrata la persona innocente e innumerevoli scene splatter, con teste mozzate e organi rimossi. La quasi totale mancanza di realismo a causa della natura a basso budget impediscono ai momenti più violenti di creare disgusto o ribrezzo, mantenendo lo spettatore su un piano di quasi totale incrudelità nell'assistere a questa versione incredibilmente contorta, dark e inaspettata di un racconto che attinge un po' a Toy Story e ai racconti di ossessioni malate.
La leggera riflessione sul passaggio dall'infanzia all'età adulta, e sulla natura dei rapporti che legano le persone, dall'amicizia ai legami professionali senza dimenticare l'amore, viene proposta con un approccio assolutamente ironico e privo di retorica, aiutando così la narrazione a non crollare sotto il peso della pazzia degli eventi mostrati.
Benny Loves You, per ovvi motivi legati alla sua natura totalmente indipendente, non è sicuramente un capolavoro del genere, ma diventa senza alcun dubbio per le sue caratteristiche uno di quei titoli in grado di risultare quasi un piccolo cult grazie al passaparola e alla curiosità suscitata da una premessa intrigante e un'esecuzione letteralmente "fatta in casa".