Wilder Wednesday, Dharma: intervista ad Alessandro Regaldo, Jacopo Paliaga e Laura Guglielmo

Abbiamo intervistato per voi i creatori del primo progetto crossmediale targato Wilder: Dharma!

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In occasione dell'uscita del primo capitolo Dharma, primo progetto crossmediale di Wilder, etichetta indipendente di webcomic gratuiti creata da Jacopo Paliaga e French Carlomagno, ritorna la nostra rubrica Wilder Wednesday.

Dharma è un thriller sovrannaturale in quattro capitoli realizzato in collaborazione con Grey Ladder Productions partendo da un concept seriale di Alessandro Regaldo, sviluppato dallo stesso Paliaga, sceneggiatore del fumetto, per i disegni di Laura Guglielmo. La mitologia alla base della storia si articola in più formati e attraverso un’espansione crossmediale che prevede la produzione nei prossimi mesi del primo spin-off: Dharma Bums, cortometraggio interpretato, tra gli altri, da Taiyo Yamanouchi (Le avventure acquatiche di Steve Zissou), Hal Yamanouchi (The Wolverine) e realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.

Dopo avervi presentato il booktrailer del progetto, abbiamo intervistato per voi Regaldo, Paliaga e Guglielmo affinché potessero raccontarci la genesi di Dharma e qualche retroscena.

Come nasce il progetto dietro a "Dharma”?

Dharma, anteprima 01

Regaldo - Da un punto di vista creativo, lo spunto alla base di "Dharma” è relativamente semplice, quotidiano: abbiamo provato a immaginare una storia dietro alle vite più “nascoste” e dimenticate, come quelle dei senzatetto le cui strade incrociano la nostra ogni giorno. Abbiamo pensato a personaggi che si facessero portatori di tutto il bagaglio culturale e spirituale delle loro origini e nascondessero una natura profonda dietro sembianze apparentemente umili.

Da un punto di vista produttivo, tanto io quanto tutto il team di Grey Ladder siamo grandi appassionati di fumetti: conosco la realtà di Wilder e i suoi autori da tempo (Paliaga e Carlomagno, da "Aqualung") e mi sono avvicinato a loro prima da “fan” e poi da producer. Nello sviluppo del “Progetto Dharma”, un format crossmediale capace di creare una contaminazione tra il cosiddetto “cinema d’autore” italiano e torinese in particolare, vicino al racconto sociale e quasi etnografico, e la nostra passione per il “cinema di genere”, il fantasy e la cultura pop, abbiamo trovato in Wilder il miglior compagno di avventura possibile.

Fin dall’inizio, l’intenzione era non limitare "Dharma" a un solo medium, ma espanderlo su formati differenti, che erano già evidenti come “ispirazioni” del progetto, tra cui la letteratura a fumetti. Da qui, nasce il contatto con Jacopo e la condivisione di intenti e progettualità tra Grey Ladder e Wilder, per sviluppare il progetto parallelamente, attraverso mezzi espressivi diversi e complementari fra loro.

Se doveste presentare in breve questo titolo come lo descrivereste?

Guglielmo -  Se dovessi trovare un genere per "Dharma" lo definirei senza dubbio un action sovrannaturale. I lettori troveranno tutto il mistero, le botte, il teletrasporto, i poteri inspiegabili e gli efferati omicidi di cui hanno bisogno!

Paliaga - Botte bidimensionali! Non nel senso che si gioca a "Street Fighters", ma che l’azione si sposta lungo due differenti dimensioni. E niente, come breve presentazione mi sembra azzeccata. Oltre a questo, lo definirei un thriller in tutto e per tutto, un thriller sovrannaturale. Con le botte, appunto. E le magie.

Regaldo - "Dharma" è anche un mystery, sempre sovrannaturale, dove l’elemento fantasy (o forse, meglio, urban fantasy) è presente sotto forma di “compendio” di vari spunti ispirati alla mitologia e alla filosofia buddhista. La struttura della serie, che ruota attorno alla vicenda di un’investigatrice del paranormale, è tipicamente “occidentale” come impianto narrativo, ma non si confronta con il paranormale a cui siamo solitamente abituati dal genere. Dharma è un ibrido tra un impianto narrativo “occidentale” e una mitologia che mette insieme diverse suggestioni tratte da miti, leggende, religioni e spiritualità “orientali”.

Quali opere possono essere considerate fonti d’ispirazione per "Dharma", sia in campo fumettistico che in altri medium?

Dharma, anteprima 02

Guglielmo - Devo essere banalissima e sincera: "Last Man" di Balak, Vivès e Sanlaville è il mio faro nella notte in più o meno tutto quello che disegno. Altri riferimenti sono il magnifico lavoro di David Aja e l’intramontabile Mignola, ma niente e nessuno sopra "Last Man". Il ritmo serrato, la regia incalzante, il gusto per la camera che corre, sorvola, si infila nell’azione sono stati elementi che ho fatto del mio meglio per tenere a mente, unendoli al mio amore sconfinato per l’animazione, che mi ha insegnato a raccontare il movimento, e per la composizione geometrica e “artificiale” delle immagini.

Regaldo - A livello fumettistico, potrei citare "Ronin" di Frank Miller (ma forse sarebbe troppo facile), mentre una delle ispirazioni dietro al titolo è il romanzo simbolo della beat generation "I Vagabondi del Dharma", di Kerouac. All’interno della serie, sono presenti anche riferimenti al noir di matrice europea (il mio film preferito è "Le Samurai", di Melville), al cinema d’autore coreano (capolavori come "I Saw the Devil") e alla moderna serialità televisiva americana: mi piace pensare a "Dharma" un po’ come a un "The Killing" che incontra "American Gods", in salsa "Wuxiapian".

Paliaga - Un po’ di "Supernatural", un teen-horror le cui prime stagioni erano davvero divertenti, con pochi personaggi (quasi sempre) dispersi nei boschi della periferia americana, ma anche "Harry Potter", "Outcast", o "La Signora in Giallo" (giuro). E pure "Naruto": quello che sarà il villain della serie è un mio personale omaggio a Orochimaru.

Come sarà strutturata la serie?

Paliaga - "Dharma" è una miniserie in quattro capitoli, tutti della stessa lunghezza (venti tavole). La narrazione salterà di continuo tra due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, intrecciando trame e sottotrame che procederanno parallelamente fino alla fine. Il primo spin-off della serie, invece, "Dharma Bums", si collocherà dopo la miniserie a fumetti.

Cosa propone davvero di nuovo "Dharma" nel panorama nazionale?

Dharma, anteprima 03

Regaldo - "Dharma" è un format editoriale relativamente inedito: nonostante la sua natura “piccola” e indipendente, è stato strutturato come gli “universi espansi” di grandi franchise contemporanei. La nostra intenzione era alimentare la narrazione e la composizione del mondo narrativo grazie alla crossmedialità e all’incontro di diversi mezzi espressivi. Non volevamo semplicemente raccontare la stessa storia su più piattaforme, ma espanderla ed esplorarla. L’universo di "Dharma" è stato pensato per essere sviluppato e fruito su più “livelli” e con più modalità, con diversi punti di osservazione, piani di lettura e di interpretazione.

Il cortometraggio "Dharma Bums", per esempio, sarà il primo spin-off della serie e racconterà una parabola auto-conclusiva concentrandosi su personaggi che in "Dharma" sono appena accennati o, persino assenti dalla storyline principale. Sostenuto da Film Commission Torino Piemonte e diretto da Francesco Catarinolo, "Dharma Bums" è stato girato tra gennaio e febbraio di quest’anno e vede la partecipazione di un cast di primo piano che comprende Taiyo e Hal Yamanouchi, Marius Bizau e Mimosa Campironi.

Sotto il profilo artistico, quali sono le particolarità dell’opera, specie dal punto di vista cromatico?

Guglielmo - Ho voluto puntare su un approccio cromatico per me molto atipico, io che normalmente mi butto sul colorare ogni fogliolina di sedici toni di verde diversi. L’obiettivo, con l’uso del colore che abbiamo proposto in questo titolo, è raccontare con meno possibile la contrapposizione di due mondi, gemelli sotto alcuni aspetti ma diametralmente opposti nella sostanza. Da qui il set di colori neutri che le due ambientazioni principali della storia (non dirò di più per non rovinare la sorpresa!) condividono, per poi dividersi sui colori più saturi: in uno toni più caldi e naturali, dall’altro quelli elettrici e in contrasto.

Sotto il profilo del disegno, invece, ho voluto mantenere uno stile semplice e pulito, puntando su una recitazione diretta e cercando di non cadere né nel realismo pedissequo né nella stilizzazione estrema (due cose che mi vengono entrambe malissimo, quindi speriamo di aver fatto centro!). In generale, già l’essermi divertita così tanto a disegnare questa storia è per me un successone, e spero che almeno un po’ di questo sentimento arrivi ai lettori!

Dharma

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