Da Vita a Irene: intervista a Simone Prisco
Pasquale Gennarelli ha intervistato Simone Prisco, autore della graphic novel Vita e Irene, pubblicate da Douglas Edizione
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Non sono un grande lettore di fumetti di supereroi. Posso guardare un film di Batman, di Superman, ma già se passiamo a film come Iron Man non riesco a seguirli, li trovo troppo finti. Ho letto e mi piace tantissimo Sergio Toppi, Dino Battaglia, o Alan Moore, di cui apprezzo tantissimo le capacità di narrazione.
Quindi come nasce questa passione per il fumetto?Per la passione di riuscire a raccontare qualcosa. Io ho sempre disegnato, infatti questo fumetto [Vita - NdR] è dedicato a mia nonna, proprio perché è stata lei a mettermi un pastello in mano, a trasmettermi questa passione per il disegno. Pensa che io sono nato in una famiglia in cui nessuno sapeva disegnare, tranne lei. Quindi per me il racconto è sempre stato abbinato a lavori grafici come il fumetto o l'animazione. I miei primi lavori dopo l’accademia sono stati proprio lavori di animazione, degli spot per il web.
Ti va di parlarci della tua formazione?
Ho frequentato il Liceo Artistico a Pozzuoli poi mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti a Napoli, sezione Pittura, poi durante gli anni ho frequentato sempre all’Accademia il corso di incisione sul quale mi sono soffermato un po’ in più. Una volta completati gli studi ho iniziato a lavorare da subito allo studio di Michele D’Auria con un corto di animazione. Dopo altri spot e lavori hanno cominciato a chiedermi le prime colorazioni per alcuni lavori divulgativi, fino a giungere a La Scelta, romanzo grafico scritto da Marco e Stefano Chiuchiarelli (attualmente direttore artistico e direttore editoriale della Douglas Edizioni). Iniziai a realizzare le colorazioni e le illustrazioni per quest’opera e così entrai a far parte degli autori del volume. Da qui è nata la collaborazione con loro, che tuttora va avanti.E arriviamo a Vita. Come nasce un’opera così personale e intensa come questo romanzo grafico?
Vita nasce in maniera molto particolare. In metropolitana, nel tragitto che facevo da casa per andare a insegnare a Napoli. Quando avevo il privilegio di trovare un posto a sedere mi mettevo con il mio Moleskine e iniziavo a fare degli schizzi che, inizialmente, erano pensati per un ciclo di incisioni, di acqueforti su rame. In questo periodo mia nonna già non stava bene, sapevamo che a breve sarebbe morta, e quindi questo ciclo intitolato Vita voleva essere un omaggio alla sua ispirazione. Man mano che andavo avanti in questa fase mi sono reso conto che i bozzetti prendevano corpo, quasi come uno storyboard. Un giorno decisi di provarli a colorare digitalmente e il risultato mi è piaciuto tanto.
Possiamo dire che Vita è iniziato come un grande dolore e poi ha preso corpo un po’ alla volta, un’evoluzione continua. Non avrei mai potuto fare a meno di farlo. È qualcosa di molto personale, avrei potuto anche tenerlo per me, ma in fondo io questo faccio, racconto storie. Si trattava di realizzare incisioni, un ciclo pittorico o una serie di disegni rinchiusi nel mio quaderno, comunque qualcosa avrei dovuto fare. Questa volta è stato un fumetto, la prossima volta chissà.
Vita è solo un omaggio a tua nonna o anche un tuo processo di catarsi?
Probabilmente tutte e due le cose. Inizialmente si trattava di un omaggio ma durante la lavorazione mi rendevo conto inconsciamente che era l’elaborazione di un lutto. Ci sono persone che si chiudono nella propria stanza e piangono, io disegnavo. Nonostante siano passati quattro anni dalla morte di mia nonna, ancora oggi faccio fatica a parlarne, a casa mia addirittura evitiamo di parlarne.
La narrazione è in prima persona e durante la lettura ho avvertito spesso la sensazione di ritrovarmi in salotto con i protagonisti del romanzo grafico ad ascoltare avvenimenti passati, la storia della famiglia. Anche questa è una scelta nata in corso d’opera o è voluta?
Sono contento che questa cosa ti sia arrivata. Io non scrivo soggetti o altro, mi limito a realizzare uno storyboard in cui mi segno gli spunti che voglio approfondire. La scelta della narrazione in prima persona è voluta, perché sono io che racconto, o meglio, è lei che racconta a me: nella prima parte narra la sua vita da piccola, quando è diventata sarta. Nell’ultima parte, invece, il racconto passa a me. Si tratta di quelle chiacchierate che si fanno a tavola, a Natale o Pasqua, quello sforzo che fai per riesumare avvenimenti passati che ti legano ulteriormente alle persone.
Vita è la tua prima prova completa. Hai avuto qualche riferimento per la realizzazione di questo romanzo grafico?
Come ti dicevo all’inizio, non sono un grande lettore di fumetti. Come narrazione invece mi piace molto Jack Kerouac, in alcune scene ho voluto omaggiare il suo stile di scrittura. Prendi la sequenza del matrimonio: ti aspetteresti qualche scena del matrimonio ma giri pagina e vedi che mia nonna è stata sfortunata e ha perso il marito. Ci sono passaggi in Sulla Strada in cui l’autore usa questo schema, lasciandoti presagire eventuali sviluppi salvo poi stroncarli subito. Nel mio nuovo romanzo grafico, Irene, ci sono diversi omaggi, da Gustav Klimt al Totoro di Hayao Miyazaki.
Sotto l’aspetto grafico si nota molto la tua formazione come pittore. Quali sono i tuoi riferimenti?
Stilisticamente mi piace tanto Gipi, dove e quando posso attingo. Mi piace la sua freschezza, come acquarellista credo sia uno dei migliori in Europa. Mi piace anche Cyril Pedrosa, mi fanno impazzire Sergio Toppi, Dino Battaglia. Tieni presente che il mio primo amore a fumetti è stato Dylan Dog, quello del boom degli inizi degli anni ’90, e per me il fumetto ha la griglia che hanno gli albi Sergio Bonelli Editore.
Se parliamo di riferimenti poi, devo citare senza dubbio Klimt. Ho studiato pittura. Rembrandt è sicuramente il più grande pittore e incisore, ma Klimt ha un modo di esprimere quasi grafico, oltre che pittorico. I suoi lavori sono bidimensionali e io quando disegno utilizzo solo due inquadrature: quella frontale e quella laterale, giocando molto su questa dimensionalità.
Come vedi lo stato di salute dell’editoria italiana oggi?
L’intrattenimento è molto cambiato. Per me, cinema, serie TV e fumetto sono intrattenimento. E il fumetto sta cambiando. Il target da raggiungere è cambiato. Ora le grandi star del fumetto sono quelle che si muovono prima sul web e poi sulla carta.
Penso a Zerocalcare, al quale faccio i miei più grandi complimenti, ma non mi fa impazzire. Ma a una persona che è riuscita ad arrivare al Premio Strega con il suo graphic novel iniziando proprio dalle prime pubblicazioni sul web, non puoi non riconoscere delle capacità. Non mi piace, quel tipo di lettura non piace, ma gli va riconosciuta una capacità di crescita notevole e importante.
L’editoria, dunque, è cambiata. Sono anche poche, però, le case editrici che rischiano, che magari propongono autori nuovi, esordienti, preferendo a volte pubblicare scrittori e disegnatori che magari sono già da tempo nel settore o intraprendere un discorso di massa che acchiappi proprio i lettori più giovani partendo proprio da internet. Noi magari abbiamo iniziato leggendo Topolino, la generazione nata agli inizi degli anni ’80 è partita con Dylan Dog, oggi la fetta di mercato che va dai 10 ai 20 anni segue molto Internet, YouTube, è influenzata dalla rete.
Al prossimo Comicon di Napoli presenterai la tua nuova opera, Irene, parlaci di questo nuovo lavoro.
È la mia seconda opera autoriale. Racconta in maniera in parte romanzata e in parte reale la storia mia e di mia moglie. Come vedi si tratta sempre di un lavoro molto personale, ma con un taglio meno drammatico rispetto a Vita. Allo stesso tempo ho partecipato alla realizzazione di un noir scritto da Davide Ferrante e Stefano Chiuchiarelli. Mi occupo delle matite di uno dei cinque delitti che compongono la storia. Questo, per il momento.
Eccellente. Simone, grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a voi, ci vediamo a Napoli per la presentazione di Irene.
Di seguito vi proponiamo una gallery con alcune immagini in anteprima del volume Irene, opera in cui Simone Prisco ha voluto aggiungere un nuovo tassello al puzzle dei suoi ricordi. Tra il reale e l’immaginario, Prisco racconta la storia dell’amore sbocciato tra lui e la moglie Irene, e lo fa con la consueta delicatezza arricchita stavolta dal gioco divertito che ha contrassegnato la nascita, il percorso e il coronamento del più bello e complesso dei sentimenti umani.
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